Il “ruolo” di un’insegnante abilitata

Siccome qui in Turchia il 15 agosto è un giorno caldo come qualsiasi altro, e siccome sul lavoro ho un momento libero, ne approfitto per postare l’interessante disavventura di silpri, una docente di ruolo di tedesco che vorrebbe andare ad insegnare italiano all’estero, ma…

A proposito del dibattito di questi giorni sul riconoscimento dei titoli nell’ambito dell’insegnamento di italiano lingua straniera nelle istituzioni italiane e all’estero, Vi racconto la mia storia.

Forse la mia situazione è unica, ma il principio che emerge è preoccupante e segnala la situazione di totale caos in  cui ci troviamo e l’estrema disomogeneità   del ns. sistema formativo. Sono laureata in lingue straniere (vecchio ordinamento quadriennale); sono abilitata tramite concorso MINISTERO ISTRUZIONE all’insegnamento di inglese e tedesco. Entrata in ruolo dal 2001, presto regolarmente servizio nella scuola secondaria superiore come insegnante di tedesco ed ho partecipato a vari progetti di insegnamento di lingua italiana per studenti stranieri ed ho conseguito a tal scopo il diploma Cedils (certificazione di insegnamento italiano lingua straniera) dell’università   di Venezia.

Sono interessata a partecipare ai concorsi del MAE per diventare lettore, insegnante di italiano all’estero, ma non ho potuto iscrivermi alla selezione indetta con l’ultimo bando, poiché priva dei requisiti previsti, in quanto il mio piano di studi universitari non contemplava le 2 annualità   di lingua italiana. Finora il superamento di tali esami è stato dichiarato come requisito imprescindibile d’accesso al concorso. Ritengo però paradossale dover colmare tale presunta lacuna del mio profilo professionale con l’iscrizione a semplici insegnamenti generici di italiano nel corso universitario più vicino a casa.Avrei, invece, intenzione di completare il mio percorso formativo con specializzazioni qualificate. Per il prossimo a.a., in attesa del nuovo bando di reclutamento per lettori di italiano presso le università   straniere, stavo valutando se iscrivermi ad un MASTER DI DIDATTICA DELL’ITALIANO A STRANIERI (università   di Siena o Perugia o Venezia).

Poiché l’impegno in termini di tempo ed economico richiesto da tale formazione è notevole, vorrei essere certa che il conseguimento di questo titolo mi venga riconosciuto per i suddetti concorsi di reclutamento tra i docenti di ruolo da inviare all’estero in termini di punteggio e per superare il vincolo d’accesso al concorso costituito dalle 2 annualità   di lingua italiana. Ho chiesto chiarimenti in proposito al Ministero Affari Esteri, che mi ha riproposto la normativa con le ben note condizioni:

Gentile Signora, con riferimento alla Sua comunicazione di questa mattina, desidero informarLa che per accedere alla funzione di lettore presso le istituzioni universitarie all’estero, è necessario essere in possesso dei seguenti requisiti:

  • essere già   docenti di ruolo nella scuola secondaria di I e II grado, titolari delle cattedre 80/A, 91/A, 43/A, 81/A, 92/A, 45/A, 46/A, 50/A, 51/A, 52/A;
  • i docenti titolari delle cattedre 45/A 46/A dovranno altresì avere superato, nell’ambito di corsi universitari, almeno due esami di lingua e/o letteratura italiana, secondo la Tabella di omogeneità   del MIUR allegata ai bandi di concorso per titoli ed esami, emanati con DD.MM. 31.3.1999 e 1.4.1999.

L’ università   per stranieri di Siena mi ha reindirizzato al MAE, non essendo in grado di rispondere al mio quesito. Anche se nel bando per il  MASTER DITALS si fa espressamente cenno alla mobilità   degli insegnanti:

Il titolo di Master può essere utilizzato per l’inserimento nel settore dell’insegnamento dell’italiano L2/LS, dell’accoglienza di alunni stranieri nella scuola italiana, della promozione della lingua e cultura italiana in scuole, enti, istituzioni, amministrazioni, agenzie formative, cooperative e associazioni, di carattere pubblico e privato, sia in Italia che all’estero.
Il titolo dà   diritto in Italia al riconoscimento previsto dalle apposite tabelle di valutazione per l’inserimento nelle graduatorie permanenti del Ministero della Pubblica Istruzione e per la mobilità   degli insegnanti.

La recente istituzione della SSIS per la classe di concorso L2 presso l’università   Ca’ Foscari di Venezia in collaborazione con Scuola Interateneo di Specializzazione degli insegnanti del Veneto mi ha ulteriormente disorientato. Ad oggi non ho ricevuto risposte certe se e quanto l’eventuale ulteriore abilitazione SSIS in italiano L2 mi verrebbe riconosciuta in un concorso MAE per docenti già   in ruolo in Italia.

Le mie conclusioni? Il tutto conferma come le decisioni siano prese dalle singole istituzioni (ministeri della Pubblica Istruzione, degli affari esteri e dell’università  ) singolarmente, senza pianificazione e senza valutazioni congiunte.
In generale mi resta l’amarezza di vedere come si continua a sfruttare la categoria degli insegnanti proponendo percorsi formativi lunghi, impegnativi e costosi, senza nessuna garanzia di effettivi sbocchi occupazionali. Penso che la mia situazione rifletta la mentalità   tutta italiana secondo la quale chi ha il POSTO FISSO dovrebbe godersi la tranquillità   a livello lavorativo, senza mirare ad altro… Perché mai un docente di ruolo in Italia dovrebbe ambire ad ulteriori certificazioni e a completare in modo congruo la propria formazione professionale? Al massimo – se stanco della situazione italiana – può essere inviato all’estero con un concorso interno riservato, senza che nessuno osi richiedergli un aggiornamento specifico. E così, accanto a persone preparate grazie ad un impegno personale, si trovano a fare i lettori di italiano nelle università   straniere molti docenti di scuola superiore italiana che provengono dall’insegnamento dell’italiano L1 oppure, se laureati in lingue, con 2 esami nel proprio piano di studi probabilmente di storia della letteratura e magari vecchi, risalenti a molti anni prima …. .. Questi sì sono preparati! Ed io invece perché mai, dovrei ACQUISIRE UN TITOLO AD HOC non necessario. Quelli sono per illudere i poveri precari…Io ho già   penato abbastanza con lunghi anni di precariato per ottenere le abilitazioni ed entrare in ruolo in Italia; che altro voglio? Mi sento una marziana – caso non previsto dai dotti esperti dei ns. vari ministeri.

SGRUNTsilpri

10 pensieri su “Il “ruolo” di un’insegnante abilitata

  1. Per chiedere informazioni ti consiglio dei canali più appropriati: o la lista di discussione dell’Università per stranieri di Perugia oppure il gruppo “Italiano per stranieri” su Facebook.

  2. qualcuno sa indicarmi l’iter per avere informazioni sulla possibilità di insegnare italiano nelle scuole di Parigi? Sono un’insegnante elementare.
    Grazie!

  3. Tanto per poi poter riparlare con il Decano a testa alta, consiglio di pagare quel salatissimo esame di Italiano che può essere aggiunto nel piano di studi.
    Un esame da aggiungere al piano di studi, a La Sapienza, per esempio, costa circa 125, 150 euro… (almeno tanto ha pagato una mia amica per un’annualità di Spagnolo)… e così si evita questo inconveniente così sgradevole…

    non avrei mai immaginato che le mie scelte di 14 anni fa, avrebbero potuto avere ripercussioni così, come dire, limitanti…

    p.s. Claudia… non ho capito l’ultimo tuo punto…

    Grazie per il tuo passaggio

  4. Cara Silpri,
    ecco la mia esperienza, se ti puo’ illuminare sul da farsi:
    -sono docente di lingue straniere da…..molti anni
    -sono formatrice per l’insegnamento delle lingue straniere
    -sono laureata in Inglese
    -ho un diploma universitario di perfezionamento post-laurea ,che viene considerato negli USA un PhD
    – residente negli USA per qualche anno mi sono occupata di insegnamento dell’Italano a stranieri seguendo vari corsi di preparazione e presentando progetti di ricerca a convegni (ACTFL,NECTFL), anche pubblicati sul Bolletino ITALS
    -ho partecipato all’ultimo concorso per lettori
    -ho superato le prove di francese e inglese
    – sono stata esclusa perche’ uno dei due esami di italiano ,sostenuti durante il corso universitario post-laurea , si chiamava Storia della Critica Letteraria e il fatto che il Decano della facolta’ di italianistica asserisse che era un esame di letteratura italiana e’ stato definito , se non ricordo male, “fanciullesco”
    Conclusioni:
    -la mia eta’ mi consente una certa condizione di atarassia di fronte a questi eventi dell’esistenza
    – mi e’ sorto il dubbio che si tenda a discriminare pesantemente i laureati in lingue straniere
    -consiglierei i giovani come Silpri, che si preparano coscienziosamente,di non disdegnare la”via burocratica” proprio per evitare che l’insegnamento della nostra lingua all’estero sia affidato a docenti che a volte hanno il solo pregio di averla seguita
    Auguri

  5. Pingback: il due blog » Blog Archive » Meglio barcamenarsi che menarsi in barca…

  6. Ciao Silpri, Io mi sono laureata in Ungheria in italianistica con una certa specializzazione( questo tipo di facoltà non esiste in Italia)in insegnamento d’italiano per stranieri. Hai ragione quando dici: “(…)si trovano a fare i lettori di italiano nelle università straniere molti docenti di scuola superiore italiana che provengono dall’insegnamento dell’italiano L1 oppure, se laureati in lingue, con 2 esami nel proprio piano di studi probabilmente di storia della letteratura e magari vecchi, risalenti a molti anni prima …. ..” é tutto vero. la maggior parte dei lettori delle mie facoltà(ne ho frequentato due)erano prof. con la laurea in storia o simili. Non ho intenzione di giudicare male nessuno di loro ma spesso davvero non erano in grado di tenere una lezione di cultura o lingua( di qualità).
    Comunque ora mi trovo in Italia, da tre anni e non so cosa fare. Se continuare a studiare e fare dei corsi costosi…visto che 23 anni della mia vita ho passato con gli studi per diventare insegnante; è mio sogno da bambina. Voi cosa mi consigliate?
    A proposito della prof.ssa che ha avuto quelle esperinze negative negli Stati Uniti: una mia collega dell’università ora lavora all’ università di Tucson come insegnante di lingua italiana. Lei ha fatto la stessa università in ungheria che ho fatto io, ha le stesse esperienze nell’insegnamento; cioè un anno di tirocinio in diverse scuole ungheresi. A Tucson l’unico criterio che avevano nei suoi confronti è stato di imparare l’inglese. Comunque anche lei sta raccontando che c’è troppa amministrazione da fare.
    Continuo a leggere il blog. è molto utile!
    Ciao e Tanti saluti, Fae

  7. sì, come scrive ladylink il punto in questione non è la mia storia personale…
    volevo solo sottolineare il paradosso della mia situazione per far riflettere sulla rigidità di certe regole che non vengono adeguate alla situazione che evolve.
    il panorama dell’insegnamento dell’italiano all’estero ed in Italia è mutato radicalmente negli ultimi decenni, occorre adeguare la legislazione, oltre ai concorsi del MAE,anche per la formazione nella scuola italiana ed in altre istituzioni, come dibattuto in questo blog.

    Certo ho sottoscritto un contratto a tempo indeterminato e sono dipendente del ministero della pubblica istruzione; non ho prestato giuramento -come succedeva anni or sono-, ma avrei avuto qualche difficoltà ad entrare nel ruolo di portavoce convinta di alcune scelte ministeriali!!!!

    silpri

  8. Per la gentile collega docente: non esiste più il ruolo, da anni. Povera la nostra categoria, se non sa nemmeno a che titolo lavora……
    Nel 2001, Lei non è “entrata in ruolo”. Avrà, invece, sottoscritto un “contratto a tempo indeterminato”. La differenza non è di poco conto.
    Chi era “in ruolo”, non era licenziabile. Lei, invece, è davvero sicura di non essere licenziabile?
    Cordialità.
    Anna (docente a tempo indeterminato)

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