La cultura in classe

Prendendo spunto (e parti di testo) dall’interessantissimo saggio di Paola Celentin e Graziano Serragiotto dal titolo Didattica Dell’italiano In Prospettiva Interculturale, ecco alcune riflessioni su come trattare la cultura nella classe di lingua.

Secondo la prospettiva pragmatico-culturale di Jerome Bruner (La cultura dell’educazione, 1997), apprendere una lingua significa anche apprendere i modelli culturali collegati alla lingua in oggetto. Ognuno di noi infatti, per interagire efficacemente ed essere parte integrante di un sistema sociale, deve possedere non solo una buona padronanza linguistica ma anche una buona competenza socio-culturale della cultura di appartenenza. Secondo Bruner la cultura si interiorizza nella mente dell’uomo sotto forma di regole mentali che svolgono un ruolo di guida nell’interazione uomo-ambiente. Queste regole mentali sono a loro volta condivise e seguite dai membri di una determinata società. La comunicazione dunque può avvenire perché fra i membri di una stessa comunità esistono aspettative linguistico-culturali reciproche (nel senso che ogni membro della comunità si aspetta delle precise risposte all’interno di un determinato contesto sociale).

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Officina.it n° 10

E’ uscito il numero 10 della web-rivista di Alma Edizioni, Officina.it. Questo numero ha per titolo La cultura in classe.

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Europei 2008: diamoci dei “Toni” quando cantiamo Mameli!!!

Per quanto all’esordio dei Campionati Europei di calcio gli Azzurri ci abbiano regalato una delle peggiori performance, continuerò a seguire la Nazionale assiduamente, per due motivi legati all’inno di Mameli. Muoio dal ridere quando i tifosi dagli spalti, alla fine della prima strofa, durante la parte musicale che prelude alla ripetizione più ritmata dell’inno, intonano un buffissimo, ma sempre presente PO PO POM, PO PO POM, PO PO POMPOMPOMPOMPO’. A testimonianza di quello che scrivo, ecco un filmato del 2007, di una partita contro la Svezia e nella versione con cambio di vocale: PAMPAMPAMPAMPAM di Totti e C.ny al Circo Massimo nel 2006.

Il secondo motivo per cui non perdo mai l’inno di Mameli,

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