Ci piacciamo o ci disprezziamo?

overbeck_italia_germania

 

Sempre piu’ spesso qui in Italia leggiamo di articoli o altro sui mezzi di comunicazione di massa tedeschi in cui gli italiani sono derisi o disprezzati.

Siccome pare (cosi’ dicono) che il futuro della Germania e dell’Italia, fra gli altri, sia quello dell’Europa unita e federale, propongo questo sondaggio:

a) Gli italiani disprezzano i tedeschi?

b) I tedeschi disprezzano gli italiani?

Potete rispondere commentando, anche anonimamente se vi va.

 

Insegnare italiano negli Stati Uniti, parte 2

In questa seconda parte cercheremo di capire meglio in cosa consiste il lavoro di un insegnante di italiano.

I corsi di lingua

(Queste affermazioni sono abbastanza arbitrarie. La situazione è complessa, per cui ho scelto di dare una versione abbastanza realistica, ma non esaustiva).

Nella maggior parte delle università i corsi di lingua sono di circa 40 ore a semestre, distribuiti su 3 incontri settimanali da 50 minuti (per i primi due livelli questo monte ore sale a 50). Gli studenti spesso devono studiare una lingua per quattro semestri. I primi due semestri, ottengono 4 crediti per corso, perché ci sono tre incontri settimanali (2×75’ e 1×50’). Gli ultimi due semestri i crediti scendono a 3 (come per qualsiasi altro corso che frequenteranno) e le lezioni passano a 2×75’.

Gli studenti devono essere esaminati spesso. Bisogna produrre voti che quantifichino il progresso e portino a un risultato numerico. Il voto finale è molto importante, per cui pur cercando di essere obiettivi, si cerca sempre di indorare la pillola.

Continua a leggere

Insegnare italiano negli Stati Uniti, parte I

Insegnare italiano negli Stati Uniti è un’opportunità di lavoro che vorrebbero avere in tanti.

In realtà insegnare italiano in un’università americana è un’esperienza a sé, piuttosto particolare, poi, se si hanno avuto esperienze anteriori sia in Italia che all’estero. Qui insegnare significa anche produrre voti ogni 15 giorni:  è una maratona di 40 ore semestrali equivalenti ai 42 chilometri che ci separano da Atene.

Nelle università americane l’italiano va? Sì, dai, va! Anche se in passato ci sono stati casi di Dipartimenti che hanno subito grossi tagli per esempio nell’università Suny, se non sbaglio (1). Nella parte est degli Stati Uniti l’italiano è studiato anche nelle scuole, soprattutto in New Jersey, dove in passato c’è stata una forte emigrazione di italiani. Anzi, alcuni miei studenti hanno la famiglia lì, ma vengono a studiare qui in Virginia, dove paradossalmente l’italiano non è insegnato nelle scuole ma solo nelle Università. (2)

Continua a leggere

(ari)Without words

E’ solo questione di tempo (volersi tenere aggiornati online)

 

Oggigiorno tenersi aggiornati sull’andamento e sulle tendenze della didattica dell’italiano per stranieri è possibile grazie a una miriade di pubblicazioni gratis e online. Per non parlare dei portali legati alle università e scuole di formazione che archiviano da anni interventi e riflessioni sull’insegnamento.
E’ solo una questione di tempo, trovarlo, per perdersi amenamente tra i seguenti link suddivisi in quattro sezioni.

Continua a leggere

Un esempio commendevole

venezia_ca

 

Nel mio battonaggio quotidiano alla ricerca di contratti e contrattini per pagare le bollette vengo spesso a contatto con le amministrazioni dei Centri Linguistici Universitari. Nel far questo ho strane aspettative, come quella che le graduatorie di merito siano rispettate e che a norma di legge le collaborazioni esterne siano pubblicate tempestivamente sui siti-web. Questo infatti è l’unico modo per riuscire a controllare che le grauatorie vengano seguite ed eventualmente ricorrere. Continua a leggere

Attività interattive ALMA EDIZIONI

alma

Ormai, si sa, la prossima frontiera dell’editoria didattica è quella rappresentata dalle nuove tecnologie applicate ai materiali. ALMA EDIZIONI ha recentemente messo a disposizione sul suo sito-web circa 300 esercizi interattivi gratuiti.

Continua a leggere

EuRom5

eurom5

Se hai avuto il papà dipendente del Ministero degli Affari Esteri che viaggiava per lavoro portandosi dietro mamma e te, se hai avuto genitori bilingui che in casa parlavano una lingua diversa da quella parlata da noi, se hai avuto la tata straniera o i tuoi t’hanno pagato sin da piccolo i corsi di lingua all’estero, lascia perdere questo post, tanto non capiresti.

Se invece ti ricordi bene dei dolori, delle arrabbiature, del nervosismo e infine della rinuncia a decifrare che diavolo mai significasse “Come fare tu fare?” oppure “Lattina tu sciare?” questo post potrebbe interessarti.

Continua a leggere

Esami finali: progetto finale alternativo o solito saggio scritto? (aggiornato)

Matt ildueblog

Sottotitolo: Ogni sgarrafone è bello a professoressa soja (1)

Traduzione: Riflessioni concitate sul semestre appena finito in mille parole circa (esclusa biblio-sitografia)

È così (1) che commento la fine tanto auspicata, ma alla fine anche un po’ malinconica, del semestre. Come ogni semestre anche questo si è contraddistinto per gli esami finali scritti, quelli orali, le presentazioni orali, tentativi in zona Cesarini (miei e loro) di recuperare l’irrecuperabile, composizioni che fioccano inaspettate, ripasso inviato alla prof al novantesimo minuto, ansie, nervosismo da parte degli studenti, ma anche sorrisi, anzi risatone e finito l’esame abbracci e baci, a cui seguiranno sottolineature e molti sospiri (solo miei stavolta), correzioni, voti, calcoli da far venire il mal di testa, conti che non tornano, un voto tolto lì e rimesso qui, insomma la solita manfrina a cui non ci si rassegna mai.

Ma questo semestre è speciale. È la fine del 232, del quarto semestre di lingua, che è il requisito di molti corsi di laurea. Alcuni continuano a studiare italiano e li rivedrò ancora, altri si comporteranno come le sonde Voyager.

Saluto i miei studenti dopo due semestri intensi di lavoro insieme, alcuni ce li ho avuti per la terza volta consecutiva (<<dei sopravvissuti>> gli ho detto, dandogli una pacca sulla spalla!). Questi studenti quando li ho salutati mi hanno detto tante cose belle, che gli studenti americani sanno dire, ma i miei in particolar modo e comunque erano sinceri, perché sono i miei studenti e anche a me mancheranno.

Continua a leggere

E la vogliamo finire?!

 

 

A: Ciao, io sono Maria.

B: Io mi chiamo Francesca, _______ !

A: ________ !