Gli IIC e la Chiara Fama

Postiamo all’attenzione dei frequentatori del blog un interessante articolo preso da “Il fatto quotidiano“.

Personalmente, non credo che un direttore di Istituto dovrebbe necessariamente parlare la lingua del posto dove si trova e penso che in moltissimi casi (lo dico da esperienza personale) non la parlino. Per il resto non mi pare che ci sia molto da eccepire nell’articolo. La solita italietta di questo momento storico…

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Insegnare l’italiano in Inghilterra: come muoversi dalla A alla Z

Insegnare nelle scuole o all’università? In quelle pubbliche o quelle private? Ecco tutte le opportunità, istruzioni e contatti per chi vuole insegnare l’italiano in Inghilterra.

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W l’Italia!

E’ ormai una saga. Che va avanti da quattro anni.

Dopo il cetriolone di Italia.it di Rutelli e il suo mirabolante spot in inglese per promuovere il Bel Paese, un cetriolo costato 45 milioni di euro e lasciato a marcire dopo meno di un anno, è arrivata la Brambilla con il suo scintillante “Magic Italy”. Un sito e un logo disegnato in prima persona da Silvio Berlusconi.

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Unità d’Italia: dialetti alla riscossa

Risale solo a qualche tempo fa la polemica infuriata contro gli spot della RAI, accusati di demonizzare i dialetti. Giudicate voi:

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Repetita iuvant

Propongo una nuova attività didattica.
Ascolta per 160 volte questa parola per una durata totale di 14 minuti. Al termine l’avrai memorizzata.

Non ci credete?
Allora leggete questo articolo tratto dal Corriere.it.

Se al termine volete contattare l’autore della ricerca cliccate qui.

Il ritorno del bagitto

Segnalato da  Maurizio Leva.

E’ così misterioso il bagitto, l’antico linguaggio ebraico-livornese, che anche il suo significato sembra essere avvolto da un alone di segretezza esoterica. Che cosa significa? Alcuni studiosi credono che l’etimologia del termine derivi dallo spagnolo bajito, cioè “basso” e dunque sono convinti che il bagitto fosse il linguaggio della popolazione ebraica di basso rango, il “popolino”. Eppure c’è chi, come Fabrizio Franceschini, docente di Storia della lingua italiana all’Università di Pisa, è convinto che il bagitto sia in realtà un idioma ebraico segreto e che provenga dallo spagnolo hablar bajito, cioè “parlare sottovoce”, in modo celato. Un linguaggio, completo e complesso insomma (almeno sino a metà dell’Ottocento) elaborato dalla comunità ebraica livornese una delle più importanti in Italia e in Europa e utilizzato per messaggi “criptati” in caso di pericolo o in situazioni intime.

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Niente inglese, siamo in classe.

Oggi parliamo di inglese. Ricordo come si strombazzavano le “tre i”: impresa, internet, inglese, come cardini della scuola del futuro. Era 15 anni fa e ad oggi di impresa non so, ma di internet e inglese nelle scuole proprio non se ne sa molto.

Da Io Donna, inserto del Corriere della sera, un interessante articolo a riguardo firmato da Cristina Lacava. Segnalato da Piroclastico.

Niente inglese, siamo in classe
La lingua straniera alle elementari è stato un flop

The sky is… Coraggio, il colore della tua squadra: b…. Il bambino arranca. Tentiamo con i numeri: dopo l’8, il nulla. Eppure il programma d’inglese dice che a fine quinta si dovrebbero conoscere 300 parole. Qualcosa non va. Vabbè, c’è la scusante Italia: politici locali che organizzano corsi di dialetto a scuola (paga la provincia di Milano) e leader nazionali che parlano “greco antico” ma si fanno scortare dall’interprete. Per Eurobarometro (dati 2008), 6 italiani su 10 non sanno sostenere conversazioni one-to-one. Infine c’è la tradizione del doppiaggio, che impedisce l’ascolto dei film in originale.

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L’italiano in Afghanistan

Un articolo dal blog “note dal fronte” del corriere.it.

HERAT_ Possibile che nel cuore dell’Afghanistan “italiano” non ci sia neppure un corso di lingua italiana? La domanda viene spontanea visitando i locali della “Nuova Università”, il maggiore ateneo del capoluogo delle regioni occidentali dove è situato il quartier generale italiano.

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Scuola alternativa

Montessori, Steineriane, libertarie
il boom delle scuole alternative

Un diverso approccio alla didattica. In Italia già 50mila bambini le frequentano, dopo la fuga dalle “tradizionali”. In cerca di un percorso sereno, non di una corsa a ostacoli fra tagli e istituti in crisi di identità.

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Da INRI a TVTB

L’articolo della Repubblica mi ha tanto ricordato gli inizi del blog.
Le cose, cinque anni dopo, non è che siano tanto cambiate, anzi.
E comunque… personalmente sono contrario a qualsiasi moralismo linguistico, quindi vi propongo di farvi un giretto qui.

Acronimi: la lingua moderna
si riduce alle iniziali

In principio furono “Inri” e “Spqr”. Ora si scrive a colpi di “Lol” e “Ceo”.
Le sigle sono un labirinto inestricabile, un vocabolario a sé. Per gli inglesi si tratta di “inizialismo”.
Brevità e rapidità per non perdere tempo e tenere alta l’attenzione

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