#CDCA23: destinazione potenziamento

È da tanto che non vi aggiorno sulla situazione della nuova classe di concorso A23 Lingua italiana per discenti italiani-aloglotti. So che siete curiosissimi e questa volta ho deciso di deliziarvi intrattenendovi sul potenziamento, che sulla scuola italiana sta avendo un effetto annichilente.

Po-ten-zia-men-to. Cinque sillabe che rimbalzano spesso sotto i nostri occhi in questi giorni, giorni in cui è in atto la fase C delle assunzioni previste da #LaBuonaScuola, questo grande progetto rivoluzionario del Governo Renzi.
Tredici lettere che, a sentire le discussioni in Parlamento (soprattutto alla Camera), rappresenterebbero il destino di quegli insegnanti assunti dopo aver superato il concorso 2016 nella nuova Cdc A23, sempre che venga inclusa, considerando che il concorso si vocifera che sia per abilitati e non esiste ancora un percorso abilitativo in ItaL2. Tiè!

Ma andiamo per ordine.

Il potenziamento è un “fenomeno nuovo”, voluto tanto dal Governo del fare, sancito dalla legge 107 e che -messo in atto a partire dal nuovo a.s. 2015/2016- dovrebbe permettere di implementare e migliorare l’offerta formativa su richiesta specifica delle scuole (e sembrerebbe che la maggior parte  delle richieste riguardino l’italiano per stranieri, ma che strano!): <<si parlava di migliaia di docenti che avrebbero consentito alle scuole di ridurre le supplenze e di attivare progetti didattici per migliorare la qualità dell’offerta formativa. C’era persino chi favoleggiava che l’organico sarebbe potuto servire per garantire il tempo pieno nella primaria e nella secondaria di primo grado. >> da Tecnica della Scuola (TDS).

Mentre però il concetto di “potenziamento” nella legge 107 è interpretabile come “ampliamento”, “miglioramento” e “valorizzazione” in ogni ambito disciplinare, per il quale <<l’istituzione scolastica effettua la programmazione triennale dell’offerta formativa >> (legge 107, Art 1. comma 2 e comma 14), nella realtà dei fatti la parola “potenziamento” sta assumendo un significato molto meno edificante rispetto alle lodevoli intenzioni con cui era stato pensato.

Il potenziamento, contrariamente a quello che ci saremmo aspettati e cioè che essendo stato ideato per rispondere (risolvere?) alle richieste specifiche di un’offerta formativa triennale, avrebbe realmente “fornito” alle scuole le risorse di cui avevano fatto richiesta, in realtà sembrerebbe nato per dare al governo un’ulteriore opportunità per sistemare (assumere=ruolo) insegnanti precari (non necessariamente senza cattedra nel corrente a.s.) destinandoli a sedi dove non sono stati richiesti e in questo senso compromettendo la realizzazione di quella programmazione triennale, sbandierata come una delle grandi novità della 107 e soprattutto dell’autonomia scolastica.

Per saperne di più vi consiglio questo articolato pezzo di Orizzonte Scuola (OS) e questa video-spiegazione di Gilda, perché mi preme, in realtà, tornare all’articolo di TDS in cui si sottolinea che molte delle richieste per il potenziamento riguarderebbero l’italiano (questo lo anticipa anche la legge 107 stessa Art 1. comma 7a e 7r).

E quando tocca la A23 la faccenda diventa cruciale. Il 17/11 la creazione delle nuove classi di concorso viene discussa e approvata (il 18/11) alla Camera con la premessa che un  << (…) possibile impiego dei docenti abilitati nella classe A23 potrebbe essere nell’area del potenziamento >>.

Tra le varie opzioni di impiego <<l’affiancamento ai docenti dei diversi insegnamenti e la possibilità d’interventi individualizzati per alunni di lingua straniera costituiscono strategie di contrasto all’insuccesso formativo che devono essere sostenute e incoraggiate. Questo prefigura il collocamento del docente di italiano come L2 nell’area del potenziamento e rende complessa la determinazione del fabbisogno poiché legata ai piani triennali dell’offerta formativa>>. [resoconto seduta de 18/11 della VII commissione cultura, p. 121]

Quello che più mi stupisce è l’aver ipotizzato una nuova classe di concorso con questa premessa: <<Solo nel caso della classe “A23 Lingua italiana per discenti di lingua straniera”, l’introduzione di una nuova classe di concorso si giustifica non per l’esigenza di adeguamento ai nuovi ordinamenti, bensì alla luce di una presenza sempre più rilevante di alunni alloglotti>> [1] e nonostante ciò i fatti dimostrano che, in pratica, è una cattedra:

  • su cui non si è ragionato, per la quale infatti non esiste un percorso abilitativo (e a questo punto abbiamo cercato di dare delle risposte compensative e propositive);
  • che verrà coperta da insegnanti per i quai si ipotizza una collocazione incerta, perché basata su una programmazione triennale difficile da elaborare, perché
  • basata su un numero di studenti variabile;
  • per la quale non è stato nemmeno elaborato un modello operativo veramente valido per  l’inserimento scolastico, confermando la scarsa considerazione di cui godono questi studenti “alloglotti”;
  • che a me sembra in netto contrasto con il comma 7r

<<alfabetizzazione e perfezionamento dell’italiano come lingua seconda attraverso corsi e laboratori per studenti di cittadinanza o di lingua non italiana, da organizzare anche in collaborazione con gli enti locali e il terzo settore, con l’apporto delle comunita’ di origine, delle famiglie e dei mediatori culturali.

O è potenziamento o sono docenti esterni (enti locali) o volontariato (terzo settore)!

 

[ 1] XVII legislatura Dossier del Servizio Studi sull’A.G. n. 220 Schema di decreto del Presidente della Repubblica concernente regolamento recante disposizioni per la razionalizzazione ed accorpamento delle classi di concorso a cattedre e a posti di insegnamento novembre 2015 n. 244, p. 13

3 pensieri su “#CDCA23: destinazione potenziamento

  1. Oggi sono sgomenta. Per quella manina della preside che è l’ultima responsabile di una situazione scandalosa che non ha rimedio. Per un Parlamento che non conosce il paese per cui legifera, per la demotivazione a portare avanti questa lotta del riconoscimento dopo mesi di mail, telefonate, messaggi, articoli, viaggi, speranze, incontri. Nulla. Se fosse stato un giorno qualsiasi, avrei lodato questo tuo folle gesto. Riesco a farti l’occhiolino, porfido, nonostante il mal di testa.

  2. Certo. E aggiungiamo le ex maestre delle primarie convertitesi a insegnare nei CPIA agli adulti. Come se fosse la stessa cosa insegnare ai bambini o ai profughi.

  3. Sono stato al liceo che ho frequentato 30 anni fa. Hanno parecchi stranieri. Ho parlato con la preside e mi ha detto che fanno corsi “ponte” nelle ore curriculari. Nell’attesa di una chiarificazione legislativa della figura professionale, le ho presentato il mio curriculum (che non è propriamente dell’ultimo arrivato) ma ha alzato la manina dicendomi che non avevano bisogno di insegnanti, perché quel compito lo assolvevano benissimo docenti di “materie affini”. Ho chiesto quali fossero le materie affini. “Italiano, storia, latino… le materie umanistiche”. Ho tolto il disturbo.

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