Ci piacciamo o ci disprezziamo?

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Sempre piu’ spesso qui in Italia leggiamo di articoli o altro sui mezzi di comunicazione di massa tedeschi in cui gli italiani sono derisi o disprezzati.

Siccome pare (cosi’ dicono) che il futuro della Germania e dell’Italia, fra gli altri, sia quello dell’Europa unita e federale, propongo questo sondaggio:

a) Gli italiani disprezzano i tedeschi?

b) I tedeschi disprezzano gli italiani?

Potete rispondere commentando, anche anonimamente se vi va.

 

15 pensieri su “Ci piacciamo o ci disprezziamo?

  1. @ silva Si’, si’, intendevo proprio quello con “compassione”. Credo sia difficile ovunque senza conoscenza di storia e cultura. Tuttavia quello che mi lascia dubbioso e’ il fatto che per conoscere la storia e la cultura ci vuole prima di tutto una ottima competenza comunicativa nella lingua dell’altro e poi una certa predisposizione a non sentirsi migliori degli altri. Come ho detto, ci vorrebbero dati e tabelle di ricerche sociali per verificare quanto questi fattori sono diffusi, ma la mia impressione e’ che mentre il primo (la competenza comunicativa) sia in indubbio aumento, il secondo (la comprensione profonda di storia e cultura, compresa la cultura politica e istituzionale) sia in netta diminuzione. Il mio dubbio e’ che i due fattori non siano necessariamente correlati automanticamente.

    @ Daniela. I tuo commenti sembrano confermare una certa tendenza a disprezzo da parte dei tedeschi del sistema politico italiano, quindi di gran parte degli elettori. Quindi scarsa fiducia come compagni verso la creazione di un’entita’ statuale europea. Insomma, gli piacciamo finche’ si parla di pasta, vino e scarpe, ma quando si va sulle cose ‘serie’ non ci considerano come soci affidabili. Ritorna quindi il quesito da cui siamo partiti: vale la pena unirsi con chi non si fida del nostro sistema democratico o con un paese che non si ritiene un affidabile? Le tue notazioni sembrerebbero tendere verso un “no”.

  2. @Ciro: ah ma io non intendevo la comprensione linguistica, ma proprio la disponibilità e l’apertura verso l’altro da sé. Forse quello che tu intendi quando parli di compassione. Che comunque, almeno qui, è difficile che avvenga se non si conosce la soria e la cultura dell’altro.

  3. Confermo l’impressione di Silvia. Chi conosce bene l’altro finisce per comprenderlo e alla fine perfino ad apprezzarlo. Vivo in Germania da due anni, convivo con ragazze tedesche e ho amici tedeschi. Più vado avanti e più mi innamoro della loro cultura, che sta formando anche me. E più vado avanti, più anche i tedeschi che hanno a che fare con me rimodellano le proprie convinzioni e stereotipi sull’Italia. (il potere degli scambi interculturali!)
    Diverso invece il discorso su numeri più alti. In linea di massima mi sembra di notare che i tedeschi ci riconoscano un gusto notevole (in fatto di abbigliamento, cucina, arte) e per questo ci apprezzino. Anche i nostri luoghi sono decisamente amati. Ma quando si parla di politica, lo stereotipo è dietro l’angolo. Incontro spesso l’incomprensione per una situazione politica così precaria: perchè gli italiani votano in questo modo, perchè governano male ecc sono domande che ho sentito ormai spesso, anche da chi ama profondamente l’Italia e per questo rimane ancor più basito dalle sue contraddizioni.

  4. @ Silva. Vero quello che dici, ossia che la comprensione (linguistica) reciproca aiuta moltissimo ad andare oltre gli stereotipi, ammesso pero’ che si basi su di livello di competenza comunicativa alto, almeno un C1 direi. Tuttavia secondo me non e’ l’elemento essenziale o almeno non l’unico. A mio modo di vedere va accompagnata con la disposizione alla compassione e questa credo che non possa essere sviluppata a scuola, almeno attraverso le ‘normali’ attivita’ didattiche. Mi viene di fare un parallelo con gli stereotipi di genere; tutti gli individui, maschi o femmine, parlano bene la stessa lingua, ma questo non vuol dire che gli stereotipi di genere spariscano per magia. Nella compassione bisogna toccare un livello emozionale differente, che i popoli assumono chi sa come. Io ho una piccola esperienza all’estero (tre anni in Australia e due a Berlino) e devo dire che in generale la compassione l’ho trovata fra le persone di classe sociale medio-bassa, e in Germania prevalentemente fra ex cittadini della Repubblica Democratica Tedesca. Da questo punto di vista erano meno tronfi dei loro connazionali occidentali. Il peggio al contrario l’ho sempre trovato fra le classi sociali medio-alte, imbibinate di retorica prodotta per rassicurarli e rincuorarli di essere fra quelli piu’ amati da Dio.

  5. Hai ragione, non c’è da stare allegri, però proprio perché lavoro nella scuola e sono esposta ai rischi dei pregiudizi e dell’ignoranza ogni giorno mi viene da dire che quella della conoscenza e della comprensione reciproca è l’unica strada percorribile. Io “nel mio piccolo” e molte altre persone lavoriamo instancabilmente con questo obiettivo. I miei migliori amici sono tutti bilingui, non sarà un caso :-). Rimango a vostra disposizione per chiarimenti, curiosità ecc.

  6. @ Farfagliuso, ma allora scusa ma non ho capito niente di quello che intendi. Fuori di metafora, che vuoi intendere con la tua frase? Che dovremmo unirci in uno stato federale anche se la maggioranza dei tedeschi ci disprezza e a noi non piacciono loro? Se la tue parole “in contemporanea” significano questo, mi chiedo come fai ad immaginare un’unione politica del genere. Come la ritieni possibile? E infine, perche’ non dovrebbe interessare la tua opinione molto personale in un post dove si richiede appunto di offrire le proprie opinioni personali basate sulla propria esperienza? Scusa delle molte domande, ma forse meglio che chiedere di nuovo scusa per non essermi spiegato bene. 🙂 Non ti preoccupare della mole della spiegazione, va bene anche lunghissima.

    @ silvia: grazie della tua opinione, sicuramente autorevole visto che vivi sulla tua pelle proprio questa questione. Tuttavia la tua risposta sembra giustificare un certo pessimismo, dato che la maggioranza dei tedeschi non conosce gli italiani cosi’ come la maggioranza degli italiani non conosce i tedeschi. Mettiamoci poi che i mezzi di comunicazione di massa non aiutano. Un quadro ben triste. 🙁

  7. Sono bolzanina quindi la questione mi tormenta praticamente dalla nascita. Sono stati scritti dei volumi sulla questione, ma cercherò di essere sintetica. Insegno italiano L2 nella scuola tedesca da 28 anni e mi sono sempre trovata bene. In base alla mia esperienza posso dire che tra italiani e tedeschi vale lo stesso principio valido in altre situazioni: disprezzano i tedeschi gli italiani che non li conoscono (e non conoscono la loro storia), e viceversa.

  8. ;))) scusami tu Ciro! Sono io che mi sono spiegato male. Anche io non parlavo di gusti sentimentali! :))))

  9. @ Farfagliuso. Ma allora mi sono spiegato male, “matrimonio” valeva “unione politica” 🙁 Mi dispiace del malinteso, non voleva essere certo una domanda personale sui gusti sentimentali che appunto sarebbe stata fuori luogo. Interessante la tua risposta, ma nonostante la curiosita’ non ardisco di chiederne le motivazioni. Per ripagare parzialmente io dichiarero’ il mio pensiero circa un ‘matrimonio’ italo-tedesco. Se e’ vero che i tedeschi amano gli italiani ma non li stimano, direi che e’ meglio lasciar perdere i confetti dato che non c’e’ possibilita’ di amore e convivenza con qualcuno che non si stima. Se fossi tedesco e un’italiana mi dicesse: “Ti stimo ma non ti amo” credo che la sposerei perche’ in fondo un matrimonio e, a mio modo di vedere, un’impresa genetico-patrimoniale e per farla funzionare discretamente l’amore credo sia piu’ di disturbo che di aiuto. Concludendo, se e’ vero il detto che riporti direi che la convenienza a sposarci e’ per i tedeschi piu’ che per noi. Ma non c’e’ nessun tedesco, italo-tedesco, nessuna Filumena Katzenberger-Pagliarulo o Gennaro Birkenmaier-Cucchiarone che puo’ dare un’opinione motivata? Possibile che il blog sia cosi’ povero di contatti dalla Germania? Non siate timidi.

  10. @Ciro – In realtà non condivido troppo l’idea che numeri e tabelle risponderebbero al questito meglio che i versi. E quanto alla tua domanda finale rispondo senza problemi (anche se molto personale e quindi non so quanto possa interessare): io le sposerei tutte e due! Per motivi diversi sì, ma tutte e due. Anche in contemporanea.
    @Porfido – Sì Porfido. La Barbara anche io. Ma ho motivo di ritenere (e anche speranza) che non si tratti della stessa.

  11. E’ vero quello che tidi tu Farfagliuso e cioe’ che la cosa va parecchio indietro nel tempo, e d’altra parte capisco che la ciccia della domanda e’ piuttosto prosastica dato che una risposta precisa richiederebbe numeri e tabelle piu’ che versi. Tuttavia, siccome mi pare di capire che hai esperienza intima con il modo germanico contemporaneo e passato per te rigirero’ il quesito con qualche artificio retorico (non saprei pero’ indicare con precisione quale). Tu sposeresti una donna che ti dicesse: “Ti amo ma non ti stimo/Ti stimo ma non ti amo.”? 🙂

  12. Se mi si perdona la lunghezza del commento vorrei intervenire su questo tema che da sempre mi sta a cuore.

    La questione dei rapporti fra italiani e tedeschi (ma diciamoci la verità, anche un po’ fra neolatini e germanici) è infatti antica e appassionante, forse perché anche per me – come per Porfido – c’è stato un primo amore teutonico. E visto che la barbara ha preferito un altro, come non sentirmi coinvolto direttamente in questa questione?

    Secondo un luogo comune “I tedeschi amano gli italiani, ma non li stimano. Gli italiani invece stimano i tedeschi, ma non li amano”.

    Non mi piacciono questi luoghi comuni, ma so che in realtà già un po’ prima dei miei amori transalpini, nel medioevo, fra le genti di lingua neolatina l’immagine dei tedeschi non godeva di buona reputazione: questi sentimenti ostili derivavano sicuramente dal fatto che quei popoli di lingua germanica erano i discendenti di quelli che, qualche secolo prima, avevano combinato quel cataclisma che nei libri di storia sta nel capitolo “le invasioni barbariche”.

    Se il massimo poeta tedesco del Duecento, Walther von der Vogelweide, scrive questi versi, è chiaro che vuole manifestare il suo risentimento per la scarsa considerazione e ammirazione che la sua gente e la sua lingua suscitano presso gli stranieri

    Gli uomini tedeschi si presentano bene,
    proprio come gli angeli son fatte le donne:
    chi li denigra è pazzo,
    altrimenti non trovo altra spiegazione.
    Virtù e fino amore,
    chi vuol trovarli
    deve venire nella nostra terra:
    qui sì che c’è la vera cortesia!
    Ah, a lungo vorrei vivere io qui!

    Probabilmente con questi versi Walther voleva rispondere a quegli altri, certamente poco gentili, scritti dal trovatore Peire Vidal che, a proposito della poesia germanica dice:

    I tedeschi poetano male e villanamente
    e quando provano a esser cortesi
    provocano ira mortale, dolore e noia

    Risultato? Zero! Solo pochi anni dopo Petrarca se ne esce col suo: “Ben provvide natura al nostro stato quando de l’Alpi schermo pose fra noi e la tedesca rabbia!”

    Certo, i tedeschi ci avevano dato parecchi dispiaceri.
    Probabilmente non avevamo ancora digerito la sconfitta nella foresta di Teutoburgo (9 d.C.): ben 3 legioni dell’esercito imperiale romano distrutte da una confederazione di Germani guidata dal principe Arminio. Più di 20.000 morti! All’imperatore Augusto a momenti veniva un colpo (“Varo, rendimi le mie legioni!”) e, per dispetto, abbiamo smesso di costruire strade e organizzare spettacoli di gladiatori al di là del Reno e del Danubio.

    Ma sullo stomaco ci è rimasto anche il Sacco di Roma (maggio 1527). È vero che dei 30.000 soldati di Carlo V che hanno attaccato la città solo 12.000 erano tedeschi… Ma nella memoria collettiva gli 8 giorni di saccheggi, devastazioni e massacri sono associati soprattutto ai Lanzichenecchi, anche se sappiamo che i 12.000 italiani e i 6.000 spagnoli che componevano l’esercito imperiale non si sono comportati da angioletti (secondo il priore del convento di Sant’Agostino “i tedeschi furono cattivi, peggiori gli italiani, pessimi gli spagnoli”).

    Ma noi ci siamo vendicati, e nel modo più crudele possibile. 17 giugno 1970, stadio Azteca di Città del Messico, ore 16 locali. Campionato del mondo di calcio, semifinale Italia-Germania. L’Italia segna dopo 8 minuti di gioco, la Germania pareggia a pochi secondi dalla fine della partita. Dopo due tempi supplementari che sono entrati nella leggenda del calcio, la partita finisce 4-3 per l’Italia. Il conto è definitivamente saldato. La questione si è chiusa!

  13. Porfido, certo che e’ difficile rispondere, perche’ comporta un giudizio su tutto un popolo, cosa sempre molto difficile da dare. Per rispondere bisognerebbe ricorrere alle indagini tipiche delle scienze sociali. Tuttavia credo che anche l’esperienza di chi conosce a fondo un popolo per lunga permanenza fra di esso possa essere valida. Se per esempio chiedessimo a quel cittadino italo/tedesco, nato e residente in Germania, che dopo l’ennesima uscita sprezzante di un politico tedesco sugli italiani ha riconsegnato il suo passaporto tedesco, credo che la risposta al quesito sarebbe inequivocabile. Personalmente posso rispondere solo sugli italiani, dato che li conosco abbastanza bene. Non credo che gli italiani disprezzino i tedeschi.

  14. Difficile rispondere.
    Certo è che le nostre culture sono molto diverse, e forse difficilmente conciliabili.
    La mia prima fidanzatina era mezza tedesca, non l’ho per niente disprezzata, anzi!
    Sì, ecco, viene la risposta equilibrista che dice che è difficile parlare di un popolo, visto che poi penso che sia difficile per me apprezzare il mio, di popolo… ma cos’altro si può rispondere?

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