Fa quel che può, quel che non può non fa

Quanto la pedagogia abbia dato e continui a dare all’insegnamento linguistico, è noto a tutti.

Così, facendo internet-zapping tra citazioni di Piaget ed elucubrazioni di meno nobili menti, per caso mi sono imbattuto in un sito che mai avrei pensato di leggere: NET.

Dove NET – cito testualmente – è l’acronimo di “Nuova Evangelizzazione del Terzo millennio” ed è un progetto di apostolato pensato per l’evangelizzazione dei bambini tra i 6 e gli 11 anni.

Non commento.

Quello che mi ha colpito è stata la rubrica della posta.
La maestra Claudia scrive alla “post@ di Carla”, dove Carla è la  pedagogista Carla Intra Sidola, che tiene la rubrica “Dalla parte del bambino“.
La maestra Claudia è di una tenerezza assoluta e il suo contributo (leggi) cita e si appoggia su una parabola (quella della maestra che, “dopo aver consegnato le schede di valutazione ai genitori, scrive queste riflessioni sul voto nella sua bacheca…”, ecc.) che gira moltissimo in rete.

Claudia riflette sull’effettiva validità educativa dei voti e cerca di fare sue delle parole forse retoriche e pompose, che probabilmente esprimono una visione utopistica della scuola e dell’educazione in genere, ma che dovrebbero far riflettere nella loro sostanza ogni insegnante a qualsiasi ordine insegni.

Quanto alla risposta, mi ha molto colpito  l’incipit: “sono forme di buonismo”. Avrei voluto fermarmi lì perché quelle parole dicevano già tutto, ed era moltissimo.
E infatti la risposta della pedagoga investe fin dalle prime parole non solo l’ambito educativo e non riguarda solo i bambini. E non solo i genitori. Rivela invece una visione del mondo, quella per cui dobbiamo abituarci fin da subito a stare come leoni tra i leoni. a combattere, a superare ostacoli, a competere.
Mi direte, ma che volevi trovare su quel sito? Già. E infatti non è questo il punto. Ciò che mi colpisce è che questo darwinismo sociale in ambito educativo sia condiviso da moltissimi insegnanti e genitori che intendono la scuola come luogo in cui “affrontare difficoltà, superare ostacoli, perseguire mete e diventare adulti “robusti”. La scuola come protogiungla, per intenderci.
La povera maestra Claudia, con la quale sono solidale, viene pure lei bollata (Spesso tutti questi dubbi sui voti nascono dall’insicurezza e dalla mancanza di autorevolezza di chi deve assegnarli). E ce n’è, in questa rispostina, anche per il maestro Manzi, quello che si fece sospendere dall’insegnamento per aver messo a tutti i propri alunni in pagella lo stesso giudizio: “fa quel che può, quel che non può non fa”.

E ora, un po’ di attualità. Questo succede in Finlandia, dove la scuola non assegna voti fino a 13 anni, nella “convinzione che tutti i bambini possano imparare a leggere, scrivere, fare di conto e parlare tre lingue come imparano a correre e parlare, senza umiliazioni”.

 

4 pensieri su “Fa quel che può, quel che non può non fa

  1. ricordiamo che il maestro manzi non era contrario ai voti (il voto giudica un oggetto, un compito, una interrogazione) ma ai giudizi (che giudicano invece la persona); il famoso “fa quel che può, quel che non può non fa” era appunto il giudizio di valutazione

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