IIC: da Dublino al mondo…

Pubblichiamo una lettera che un’insegnante dell’IIC di Dublino scrisse qualche settimana fa per la lista di discussione di Perugia. La questione resta aperta. E non è cosa da poco.

Cari Colleghi,
scrivo perché mi piacerebbe avere qualche riscontro, soprattutto da quelli di voi che lavorano in un Istituto di Cultura in giro per l’Europa e per il mondo.
Mi chiamo Elena, vivo a Dublino ed ho lavorato per 4 anni all’IIC di Dublino.

Fin da quasi subito siamo stati informati che il nostro contratto (rinnovato inizialmente di trimestre in trimestre e, successivamente, di semestre in semestre) non poteva essere rinnovato per più di 4 anni, data la ormai famosa e controversa legge europea, che tutti conoscete e che regolamenta il contratti di lavoro a tempo determinato (e che in Irlanda, nello specifico, consente di richiedere un’assunzione a tempo indeterminato dopo 4 anni ed un giorno di lavoro). Siamo anche stati “costretti” a prendere la residenza in Irlanda e a fornire una dichiarazione in cui si diceva di avere un altro lavoro (e di mantenerci grazie ad esso).
Non si poteva inoltre lavorare più di 8 ore a settimana. Fin qui, tutto bene (che tutto bene non è, ma insomma, si sapeva fin dall’inizio). Ora, qualche mese fa salta fuori che, in realtà, tutti quegli insegnanti che hanno un permanent job (qualunque esso sia, si badi bene) da un’altra parte, possono rimanere ad oltranza.
Gli altri se ne vanno. Conseguenza di questa paradossale (e profondamente ingiusta e discriminante, a mio avviso) situazione è che chi ha scelto di fare dell’insegnamento il proprio “vero” lavoro, e quindi di formarsi e di aggiornarsi continuamente (io personalmente ho la cetificazione DITALS ed un master in Second Language Acquisition) è costretto ad andarsene, mentre chi insegna (diciamolo) per hobby, non solo può rimanere, ma non è neppure spinto a qualificarsi (chi di qualifiche non ne ha ovviamente) perché tanto può rimanere grazie al lavoro a tempo indeterminato da un’altra parte.
Ora, io ho fatto esaminare il contratto dell’IIC e mi è stato detto, tra le altre cose, che proprio perché non stabilisce un rapporto di lavoro del tipo “datore di lavoro –impiegato”, quanto piuttosto “fruitore di servizi – fornitore di servizi”, non è assolutamente vero che non si possano tenere le persone per più di 4 anni (perché in questo tipo di rapporto, non essendo qualificati come impiegati non si può comunque fare causa per un’assunzione). Ovviamente, questo, secondo la legge irlandese. Oltre al danno, poi, la beffa: in quanto “liberi professionisti” e non impiegati, non si potrebbe neppure chiedere la disoccupazione.
Vorrei sapere come si regolano gli altri IIC (mi pare che non ci sia, come al solito, una politica comune ma che ogni IIC si regoli come vuole. Ma aspetto smentite).
Scusate la confusa esposizione, ma è davvero difficile cercare di condensare una materia così complessa!

Aspetto lumi, chiarificazioni, smentite e quant’altro

Grazie a tutti

Elena

3 pensieri su “IIC: da Dublino al mondo…

  1. ciao Elena, sono un’ex stagista dell’IIC di Dublino… mi dispiace molto per te perchè so quanto sei preparata in confronto ad altre insegnanti che stavano là solo per occupare il tempo!!!
    Non disperare… magari con il cambio del Direttore (a maggio) potrai tornare ad insegnare! te lo auguro!!!
    in bocca al lupo!

  2. Gli IIC sono emanazione del Ministero degli Affari Esteri: temo non possano in nessun caso procedere ad assunzioni di personale a tempo indeterminato, senza regolare concorso. Potrei comunque sbagliarmi. Non mi stupisce quindi cio’ che Elena racconta a proposito dell’Istituto di Dublino.

    Per quanto ne so (le cose potrebbero essere cambiate negli ultimi tre anni) l’IIC di Madrid agisce in questo modo: ogni anno, attraverso una selezione per titoli, assume a seconda delle necessita’ un certo numero di insegnanti con contratto di formazione della durata di un anno, rinnovabile una sola volta. E’ possibile che ora la frequenza delle assunzioni non sia piu’ annuale. La legislazione di riferimento e’ ovviamente quella spagnola e il contratto prevede un orario settimanale di 34 ore di lavoro (di cui normalmente 18/20 di lezione). Il primo trimestre e’ considerato di prova: alla fine dello stesso, se la persona viene ritenuta inidonea a svolgere il proprio compito, il contratto puo’ essere unilateralmente rescisso (evento verificatosi una sola volta, per quel che ne so; il direttore poi ritorno’ sui suoi passi a causa delle proteste che tale decisione aveva scatenato).

    Oltre a questi insegnanti, l’Istituto dispone di un certo numero di collaboratori “fissi e discontinui” (“fijos y discontinuos”) che vengono retribuiti a ore e sono inseriti in un’apposita lista in cui l’anzianita’ di servizio garantisce la precedenza nell’assegnazione delle ore di lezione (a maggiore anzianita’ corrisponde un piu’ favorevole riparto delle ore). Per entrare a far parte di questa lista bisogna superare una selezione che viene periodicamente (piuttosto raramente, direi) indetta dall’Istituto stesso. Insegnanti assunti inizialmente con il contratto di formazione possono entrare (e di fatto sono entrati) a far parte di questa lista. Questi docenti non sono tanto dipendenti dell’istituto quanto collaboratori esterni, con tutte le conseguenze del caso: se per esempio domani, a causa dell’ennesima, improvvida dichiarazione del Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana, signor S. B., le iscrizioni dell’IIC di Madrid dovessero crollare a numeri insignificanti, ben pochi tra questi insegnanti si vedrebbero assegnate delle ore di lezione, senza alcuna conseguenza e/o obbligo legale da parte dell’IIC, non trattandosi di suoi dipendenti.

    Questo e’ quanto: potremmo discutere per giorni, mesi, anni, decenni e persino secoli sull’opportunita’ di garantire condizioni di lavoro degne agli insegnanti di italiano che lavorano presso gli IIC, ma credo che qualsiasi conclusione sarebbe insoddisfacente. Personalmente credo che gli IIC dovrebbero cambiare statuto per avvicinarsi al modello gestionale di British Council, Instituto Cervantes, Goethe Institut o persino Svenska Institutet. Ma non mi pare che si vada in questa direzione.

    A Elena purtroppo non saprei davvero che dire. Mi chiedo (e le chiedo) solo se sia davvero desiderabile lavorare per un ente che non tiene in alcun conto le proprie professionalita’.

    In ogni caso, in bocca al lupo!
    Adalberto

  3. Cara Elena,

    sono veramente dispiaciuta di ciò che ti è accaduto , ma non certo stupita, e purtroppo devo confermarti che ogni IIC fa un po’ a modo suo, anche all’interno di uno stesso Paese. Ci sono IIC che fanno assunzioni dirette (Atene) a tempo determinato e senza limiti di anni e altri che si appoggiano a società che forniscono loro degli insegnanti (Salonicco e Lisbona ) , per esempio. Ci sono IIC che non pagano contributi agli insegnanti e altri invece che hanno contratti perfettamente regolari. Conosco il caso di un IIC che che ha mandato via insegnanti qualificati e con tanto di Master Itals della Ca’ Foscari sostituendoli con insegnanti che lavorano per hobby, senza una laurea umanistica e nessuna preparazione. Non riesco a capire perché il ministero non metta ordine in questa situazione, ma questa è la realtà. Si fa tanto parlare di eccellenza e di insegnanti di qualità e il primo ostacolo ci viene proprio da quelle Istituzioni che dovrebbero costituire in ogni Paese ospitante il “modello” dell’insegnamento di qualità. Ma si sa, le Istituzioni in fondo non sono altro che le persone che in quel momento le rappresentano e che prendono le loro decisioni.
    Capisco la tua rabbia e la tua amarezza, un tempo ci sono passata anch’io in questa situazione, e ti faccio veramente tanti auguri.
    Comunque prova a lottare, a denunciare questa situazione al ministero e ai sindacati. So che non otterrai niente, ma almeno otterai che queste cose vengono alla luce e non passano sotto silenzio

    Un caro saluto
    Mariangela

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