La lingua italiana dà i numeri

Screen Shot 2015-03-08 at 12.34.39 PM

La lingua italiana dà i numeri (e di conseguenza anche chi ne scrive).

Abstract: Questo articolo mira (e centra in pieno) la questione del posizionamento (classifica?) della lingua italiana tra le lingue straniere più studiate nel mondo.
Sono riuscita a giustificare, o meglio, a risalire a dei dati che hanno chiarito, una volta per tutte, quale è effetivamente il posto occupato dalla lingua italiana nell’ambito della classifica delle lingue straniere più studiate. Obiettivo non secondario è stato quello di comprenderne l’importanza in un’epoca in cui i tagli alla cultura sono di moda.

Finita la lettura di questo articolo non avrete più dubbi in merito alla faccenda. Gli altri vostri dubbi esistenziali, pur continuando ad assillarvi, vi sembreranno una bazzecola.

Nota iniziale: ringrazio i commentatori del gruppo Italiano per Stranieri che inconsapevomente mi hanno fornito le basi per questo articolo. Oltre al materiale citato (come se non bastasse), ho letto molto altro, ma nulla che apportasse novità ai dati fruttuosamenti raccolti. La prima discussione sul gruppo risale ad ottobre 2014, la seconda a sabato 7 marzo.

Uno, due, tre, via!

P.s. in data 13 marzo ho aggiunto una nota, la numero 6, e un riferimento alla chiusura degli IIC, fatto che avevo ignorato e che Davide Toma Sani, su Fb, ha invece giustamente ricordato. Ho aggiunto, inoltre, un paragrafo su un articolo di Marco Gasperetti de Il Corriere della Sera, che risaltava il successo dell’italiano come quarta lingua.

Continua a leggere

IIC. Il caso Parigi

Dopo il caso di Bruxelles, Il Fatto quotidiano continua la propria indagine sulle disfunzioni degli Istituti Italiani di Cultura nel mondo. Tocca stavolta a Parigi, dove due insegnanti vincitori di una causa all’Istituto, a tutt’oggi non sono stati né reintegrati né risarciti.

Uno dei due giornalisti dell’inchiesta, Thomas Mackinson, ci ha scritto sulla pagina facebook del gruppo ITALIANO PER STRANIERI, chiedendo segnalazioni di disfunzioni. Invito tutti a denunciare casi di sfruttamento e/o sospensione dei diritti degli insegnanti negli Istituti in giro per il mondo, perché siamo certi che purtroppo casi come quelli di Bruxelles, Parigi, Città del Messico, non siano isolati.

 

Docenti di lingua-cultura italiana, precari e bistrattati all’estero

girasoli colore

Ce ne siamo occupati, poi è nato Riconoscimento, il luogo migliore dove trattare queste tematiche. Nei giorni scorsi abbiamo riportato quanto emerso sul caso Bruxelles, premettendo che sbagliava chi pensava a quello come ad un caso isolato. Gli Istituti italiani di cultura nel mondo vanno riformati! Perché ricettano ua cultura familistica e mafiosa, e perché questa cultura da anni affonda la mano nello sfruttamento degli unici che permettono agli istituti di sopravvivere: i corsi di italiano. A discapito dei maltrattati, sfruttati e malpagati insegnanti.

Con questo articolo Fabrizio Lorusso fa il punto della situazione in essere negli IIC a partire dal caso di quello di Città del Messico.
Visto l’interesse comune per le tematiche trattate, questo articolo è stato pubblicato simultaneamente da CarmillaMinima et Moralia e La poesia e lo spirito / Vivalascuola e oggi da ildueblog.

Docenti di lingua-cultura italiana, precari e bistrattati all’estero
di Fabrizio Lorusso

Continua a leggere

La bufera dell’IIC di Bruxelles

Quello che sta succedendo all’Istituto di Cultura di Bruxelles sembra essere una cartina al tornasole della situazione dell’Italia. Una cartolina che ci espone al pubblico ludibrio internazionale per almeno due motivi: la gestione della cultura di questo Paese nel mondo da parte del Mae e la mancanza di chiarezza e trasparenza tutta italiota che accompagna la vicenda, con accuse incrociate, denunce e omertà.

Continua a leggere

2 giugno senza gli italiani in Messico

Paradossale, ma segno dei tempi.


2 giugno in Messico, se l’ambasciatore non invita i cittadini

di Federico Mastrogiovanni | 30 maggio 2012

Su twitter l’hashtag #no2giugno unisce le voci di tanti italiani che si sono stufati degli sprechi e del cinismo di una classe politica sempre più lontana dal mondo e sempre più autoreferenziale, in un coro di “no” alla inutile e ottocentesca parata militare tradizionale per festeggiare la nascita della Repubblica.

In Messico il 2 giugno si è sempre festeggiato nel bellissimo giardino dell’Istituto Italiano di Cultura, che apriva le porte a tutti gli italiani, almeno per un giorno, a ricordare l’importanza della partecipazione dei cittadini alla vita pubblica attraverso il referendum.

L’anno scorso proprio l’ambasciata in Messico si è distinta per la sua assenza, non dando alcuna informazione su come si dovesse votare per l’importante referendum del 12-13 giugno. Alcuni di noi hanno partecipato a un piccolo flash mob, per sensibilizzare i connazionali più disattenti e questo è stato causa di enorme indignazione da parte dei funzionari pubblici italiani. Qualcuno ha anche udito l’ambasciatore Spinelli gridare “questi qui dentro non ci mettono più piede”. Un ambasciatore che minaccia dei cittadini italiani di non mettere più piede in territorio italiano.

Continua a leggere l’articolo su Il fatto quotidiano

 

 

Gli IIC e la Chiara Fama

Postiamo all’attenzione dei frequentatori del blog un interessante articolo preso da “Il fatto quotidiano“.

Personalmente, non credo che un direttore di Istituto dovrebbe necessariamente parlare la lingua del posto dove si trova e penso che in moltissimi casi (lo dico da esperienza personale) non la parlino. Per il resto non mi pare che ci sia molto da eccepire nell’articolo. La solita italietta di questo momento storico…

Continua a leggere

L’italiano LS a Barcellona… sboccia online!

Barcellona credo che sia “la” città, per me ideale ed anche un po’ idealizzata (adesso che ci separano così tante migliaia di chilometri).  E sicuramente indimenticabile grazie al fatto di averci vissuto due anni, eh beh, anch’io sono reduce da un’esperienza biennale all’IIC, esperienza che nel bene o nel male mi ha segnata! Ho scritto questo tutto d’un fiato… e mentre mi riprendo, vi tranquillizzo, continuiamo ad essere un blog dedicato all’italiano per stranieri…così, in questo post dedicato a Barcellona, relativamente all’insegnamento della lingua italiana, troverete molti spunti soprattutto online, che sono sicura, non vi deluderanno.

Continua a leggere

Dall’Italia pochi soldi alla cultura

Dal blog di Roberta Barazza, sempre attenta alla situazione dell’italiano all’estero, un trafiletto che con poche parole espone in maniera chiara quali siano le politiche del nostro governo riguardo alla promozione degli istituti italiani di cultura nel mondo.
Nell’articolo, tratto da ‘L’Espresso’ del 19 novembre 2009, l’esempio dell’IIC di New York.

Per leggere l’articolo cliccate qui.

IIC: da Dublino al mondo…

Pubblichiamo una lettera che un’insegnante dell’IIC di Dublino scrisse qualche settimana fa per la lista di discussione di Perugia. La questione resta aperta. E non è cosa da poco.

Cari Colleghi,
scrivo perché mi piacerebbe avere qualche riscontro, soprattutto da quelli di voi che lavorano in un Istituto di Cultura in giro per l’Europa e per il mondo.
Mi chiamo Elena, vivo a Dublino ed ho lavorato per 4 anni all’IIC di Dublino.
Continua a leggere

La babele degli IIC. Atene

Sono l’immagine della nostra cultura e del nostro paese all’estero. Rappresentano un punto d’incontro per gli italiani residenti fuori dal nostro paese e un luogo per ricercare le radici per tutti quelli nati e vissuti fuori dal paese d’origine della loro famiglia.
Sono gli Istituti italiani di cultura, istituzioni dipendenti del Ministero degli Affari Esteri che vivono, negli ultimi anni, un periodo difficile e poco chiaro tra dipendenza da Roma e un’autonomia propagandata ma poco reale né realistica.
Troppo spesso, è bene dirlo, la fortuna dei vari istituti sparsi nel mondo dipende dalla buona volontà o dalla competenza dei loro direttori, cosicché i “cambi di guardia” sono sempre fonte di speranza o di ansia per chi negli istituti lavora.
C’è poi chi non si dà per vinto, chi di fronte ad anni di fallimenti ha ancora la forza per lanciare un grido di speranza e invita la propria “capitale all’estero”, l’istituto stesso, a rialzare la testa, a rivivere il proprio ruolo. E’ il caso di Atene. Nel numero di Gennaio la rivista Eureka dedica all’IIC il proprio editoriale, una denuncia, un invito, un’opportunità da non lasciar dissolvere nel nulla.
Lo ripubblichiamo qui, sul nostro blog.

Editoriale di “Eureka”, Grecia, gennaio 2006, editore-direttore Sergio Coggiola

C’era una volta un Istituto di Cultura

C’era una volta ad Atene un Istituto Italiano di cultura che di un “istituto” esibiva soltanto le mura.

C’era una volta un Istituto Italiano di cultura che per cinque lunghi anni non ha saputo essere il fulcro e il motore della cultura italiana ad Atene, ma la fucina del poco, dell’evanescente, e forse del nulla.

C’era una volta sempre un Istituto di cultura che non riteneva importante dare pubblicità ai corsi di lingua e alla cultura italiana, ma dare importanza a ciò che importanza non aveva. Mentre c’erano, e ci sono ancora, dei collaboratori di tale Istituto che avrebbero voluto fare o forse fare meglio, ma che ciò non era loro né richiesto e né tanto meno consentito.

C’era una volta la cronistoria – lo ammettiamo con una punta di autocritica – di una perigliosa crociata svolta contro tale Istituto di cultura, che, come per molte delle crociate, è stata troppo lunga, troppo dispendiosa, ed in conclusione non ha ottenuto i risultati sperati.

C’era una volta il desiderio degli italiani che avrebbero voluto riconoscersi nella programmazione culturale di quell’Istituto, per riaffermare e magari rimarcare il loro orgoglio dell’appartenenza alla cultura italiana e provare il piacere di vederla rappresentata ad Atene nel modo più consono e che invece assistevano attoniti o alla totale latitanza di tale Istituto, oppure ad una serie di eventi culturali sparuti, non attinenti e dalle platee vuote. Ma tutto questo, e qualcosa di altro, appartiene al “c’era una volta” e ci auguriamo che non sarà più!

Se è vero che ogni vita ha un suo tempo ed ogni musica il suo ritmo, confidiamo che la musica cambi e che si possa veramente dire che con l’anno che viene si volti pagina – o che addirittura si cambi libro. Niente più ammaini del nostro bel tricolore, niente più programmi annuali fatiscenti, niente più sterili polemiche, ma riassunzione dei reciproci ruoli, collaborazione, impegno, programmazione mirata, ma soprattutto dialogo con la comunità. Ci auguriamo che tutto ciò non resti semplicemente una speranza, ma si concretizzi in un effettivo cambiamento, perché se la cultura, come dice il nostro Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, è l’anima di un Paese ed è la sua memoria che deve vivere nel presente, per trasmettere e custodire tale meravigliosa eredità, con tutte le sue raffinate espressioni, occorrono competenza, dedizione e passione. (Eureka)