Unità d’Italia: dialetti alla riscossa

Risale solo a qualche tempo fa la polemica infuriata contro gli spot della RAI, accusati di demonizzare i dialetti. Giudicate voi:

Anche Castelli si sarebbe offeso, ma solo per il lombardo, degli altri non gliene frega niente. Anzi, si lamenta che non vengano additati il romano e il napoletano. Ma dopotutto lui è padano, non italiano. Per questo forse vuole che la festa dei 150 anni si festeggi solo formalmente e nulla più. Tutti a scuola, tutti al lavoro, che dobbiamo pensare a far muovere il Paese…

Poi improvvisamente esce fuori questa notizia, segnalata da Piroclastico:

Unità d’Italia, dialetti alla riscossa
e minoranze linguistiche in cattedra

5 pensieri su “Unità d’Italia: dialetti alla riscossa

  1. A me succede che mi offendo quando alcuni dicono che l’italiano “non esiste”, allora io che sono nata in una casa dove non si usava nessun dialetto e ho sempre parlato solo in italiano, cosa sono? Un’anomalia?

  2. Sono contro i dialetti, sono il passato, l’Italia pre-unitaria, quella provincialissima, plebea, volemose bbene, chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, che sarebbe dovuta morire 150 anni fa e che invece trascina ancora il suo corpaccione in giro per la storia. Sono sicuro che se in Italia si parlasse piu’ correntemente l’italiano e solo di passata il dialetto, sarebbe tutto un altro paese: bellissimo, nitido, pulito, sessualmente felicissimo e sempre pieno di bambini appena nati. Volete fare una prova, semplice: fate un fioretto, per un giorno parlate solo italiano e cercate di dire tutto quello che veramente volete dire: meglio della cocaina, a fine giornata sarete in un’altra dimensione, volerete! Io ogni tanto lo faccio, ma bisogna essere cattivi, molto cattivi, perche’ con l’italiano distruggi tutti: er lattaro, er giornalaro, er fruttivennolo, se vai avanti cosi’ per una settimana al sabato hai i canini da vampiro.

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