Festa della Repubblica.

Cabbale, oroscopi e numerologie: un cumulo di grandi strombazzate. Tutte le regole però hanno un’eccezione. Oggi è la Festa della Repubblica ed è anche l’anniversario della morte di Giuseppe Garibaldi. Non può essere un caso che la Repubblica vinse proprio il giorno in cui morì il più grande condottiero italiano, che la difese fino all’ultimo sangue contro i franzosi che bombardano, proprio lì da dove guarda Roma sul suo cavallo. Per questa ricorrenza allora l’inno delle Camicie Rosse. E il testamento che lasciò agli italiani. Attenzione! La citazione potrà forse sembrare di parte; lo è.


Ai miei figli, ai miei amici, ed a quanti dividono le mie
opinioni, io lego:
l’amore mio per la libertà e per il vero; il mio odio per la
menzogna e la tirannide.
Siccome negli ultimi momenti della creatura umana, il
prete, profittando dello stato spossato in cui si trova il
moribondo e della confusione che sovente vi succede,
s’inoltra e mettendo in opera ogni turpe stratagemma,
propaga con l’impostura in cui è maestro, che il defunto
compi, pentendosi delle sue credenze passate, ai doveri di
cattolico.
In conseguenza io dichiaro, che trovandomi in piena
ragione oggi, non voglio accettare in nessun tempo il
ministero odioso, disprezzevole e scellerato d’un prete, che
considero atroce nemico del genere umano e dell’Italia in
particolare.
E che solo in istato di pazzia o di ben crassa ignoranza, io
credo possa un individuo raccomandarsi ad un discendente
di Torquemada.

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