Howard Gardner e la Programmazione NeouroLinguistica (PNL)

L’articolo su Howard Gardner di ildueblog e l’interessante link all’articolo di Paolo Torresan mi hanno fatto tornare in mente delle letture passate che per l’occasione rispolvero con piacere.

Sto parlando dell’articolo di Barbara De Angelis: “Programmazione Neurolinguistica (PNL) – un’alternativa all’insegnamento della lingua seconda?” e di quello di Sandra Gracci: “Linguistica acquisizionale e glottodicattica“, Periodico In.It, n°13, pp. 14-18.

Il primo articolo pur non facendo riferimenti a Gardner, ripropone l’argomento delle diverse intelligenze di ogni essere umano, riflettendo sulla loro peculiarità   e su quanto in realtà   nella pratica quotidiana in classe vengano ignorate. A quanto teorizzato da Gardner verrebbero a sostegno Bandler e Grinder, fondatori della Programmazione Neurolinguistica, che attraverso loro studi “sono riusciti ad individuare il processo che un individuo compie durante l’assunzione del materiale didattico”.
L’articolo rimane interessante sebbene a mio avviso non sia del tutto esaustivo, non sia provvisto di una bibliografia e sebbene il paragrafo della parte finale: “Possibilità   di applicare tali conoscenze nelle lezioni”, che aspettavo con l’acquolina in bocca, si riduca a poche banali righe che altro non ripropongono che una disputa annosa: ” Finché uno studente non sa che deve preparare le informazioni tenendo conto del suo stile d’apprendimento, perché è abituato a lezioni che normalmente si rivolgono solamente ad uno dei differenti stili, sarà   ostacolato nell’apprendimento”.

L’articolo della Bracci confronta due diversi aspetti dell’insegnamento e dell’apprendimento di una lingua straniera: l’osservazione, la catalogazione, che nel testo è chiamata anche descrizione di un fenomeno dell’apprendimento, di cui si occupa la linguistica acquisizionale, (disciplina che ha come campo d’analisi l’apprendimento in ambiente spontaneo) e la gestione e sviluppo concreto di questi processi nell’ambito di un corso di lingua, che rientra nella sfera della glottodidattica: “La linguistica acquisizionale vuole innanzitutto descrivere e interpretare i processi e si chiede se in essi si manifestino regolarità  , quale natura abbiano, da che cosa siano influenzate, come si evolvano, sotto la spinta di quali forze si ristrutturino i sistemi interlinguistici. La glottodidattica si chiede come può far sviluppare in modo efficace, rapido, economico la competenza nella lingua oggetto del processo di insegnamento/apprendimento”.

La Gracci è per un costante e reciproco approccio tra le due discipline, superando la barriera dell’acquisizione spontanea e guidata e non vede come compromettente, visti i tempi stretti entro i quali dobbiamo portare a termine un programma, “forzare i tempi della maturazione spontanea” al fine di superare una difficoltà  , magari facilitandone l’approccio, che in caso di apprendimento spontaneo avrebbe una rielaborazione più lunga nell’interlingua dello studente.

Nella parte finale dell’articolo, vengono offerti vari spunti per mettere in pratica gli studi della linguistica acquisizionale, che, spero, molti di noi mettono già   in pratica e cioè: paragrafo 3.1 Delineare percorsi didattici fondati sulle sequenze acquisizionali.

Detto questo: BUONA LETTURA!

LADYLINK

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