Insegnanti di italiano disoccupati in Giappone

Grazie a Piroclastico per la segnalazione di questo articolo che mostra la situazione drammatica in cui versano questi nostri colleghi. Ogni volta che leggo queste notizie, dal Giappone, dall’Australia, dal Sud America, tutte diverse eppure sempre uguali, mi vengono sempre in mente i discorsi dei vari Presidenti della Repubblica che ogni anno ci raccontano (o forse solo si raccontano) quanto lo Stato italiano tiene alla diffusione della propria lingua nel mondo. Qui nessuno predica assistenzialismo, ma un minimo di garanzie a chi insegna italiano a oceani di distanza mi pare sarebbero perlomeno auspicabili. Ma tant’è… ecco la notizia, da “La Voce / NewsItaliaPress” .

Nova, scuola multimediale nipponica, lascia senza lavoro 7000 dipendenti senza alcun preavviso. Tra loro anche laureati italiani.

Osaka (dal nostro corrispondente) 31 ottobre – Pochi giorni fa “La Voce/NewsItaliaPress”, in esclusiva, ha pubblicato la notizia dell’imminente fallimento di Nova, famosa scuola multimediale giapponese di lingue straniere che impiega anche una quarantina di insegnanti italiani. Oggi abbiamo con noi Ursula Moro, veneziana, manager del team italiano, e Marco Codazzi, milanese, insegnante. Ursula e Marco sono giovani italiani laureati, sulla trentina, che come molti altri connazionali promettenti e molto preparati, hanno intrapreso una nuova esperienza lavorativa all’estero, per trovarsi poi in una situazione di precariato a migliaia di chilometri da casa.

Quando siete venuti a Osaka e da quanto tempo lavorate per Nova?
Ursula: Sono arrivata nel febbraio del 2002 e da allora ho sempre lavorato per Nova. Per preparare la tesi sono stata a Tokyo per tre mesi nel 1998.
Marco: Sono stato a Kyoto nel 2004 per tre mesi e poi da maggio 2005 ho iniziato a lavorare per Nova

Quando avete saputo che Nova avrebbe sospeso ogni attività?
U : Avevamo il sentore che qualcosa sarebbe andato per il verso sbagliato quando ho saputo che prima di me alcuni dipendenti avevano ricevuto lo stipendio in ritardo, o non lo avevano ricevuto affatto.
M: Da fine agosto, quando il personale non docente non era stato pagato entro i termini contrattuali. Quindi, il timore era che i prossimi a non essere pagati saremmo stati noi insegnanti, nonostante le rassicurazioni da parte del presidente Sahashi Nozom

In che modo lo avete saputo?
U: Nel peggiore possibile. Senza alcun preavviso, durante l’orario di lavoro uno dei responsabili, l’australiano Kaan Toker, HR manager, ci ha detto che da quel momento in poi tutte le attività dell’azienda sarebbero state sospese e che da lì a due minuti ci sarebbe stato un comunicato ufficiale da parte del management per chiarire la situazione. Noi trainer (Junior Managers ndr) siamo stai presi in giro per 18 giorni con promesse di pagamento.
M: Non ero lì in quel momento. Il dodici ottobre è arrivato prima un fax da parte del presidente che diceva che gli stipendi non sarebbero stati pagati in tempo, cioè il 15. Ci chiedeva di portare pazienza e di lavorare serenamente. Il 19 saremmo stati pagati senza problemi, cosa non avvenuta. Di conseguenza, da allora non mi sono più presentato al lavoro, come tanti altri.

Vi fidate del nuovo management assegnato dal tribunale di Osaka?
Assolutamente no. E’ il vecchio management, che per salvare il salvabile sì è “costituito” chiedendo aiuto al governo. Il presidente, che guidava l’azienda, è sparito da mesi.
Entro poche settimane Nova dovrà trovare finanziamenti per sopravvivere. Avete notizie?
M: Quello che si legge sui giornali. Ci hanno detto di controllare il sito di Nova.
U: La stampa ipotizza che alcuni grossi gruppi finanziari giapponesi potrebbero rilevare l’azienda, ma nulla è certo.

Vivete in un appartamento fornito da Nova?
U: No. Quello che so è e che la maggior parte di quelli che abitano in un appartamento subaffittato da Nova dovranno traslocare, oppure scendere direttamente a patti con i proprietari.
M: No. Tre italiani da poco arrivati a Osaka sono stati sfrattati con un mese di preavviso, nonostante l’azienda avesse trattenuto dallo stipendio la quota dell’affitto.

Gli italiani appena arrivati, più di quelli che vivono da un po’ di tempo qui in Giappone, sono nei guai. Ci spiegate perché?
U: Semplicemente perché si trovano lontanissimi dall’Italia, senza uno stipendio, senza un lavoro, senza una casa, senza sussidio di disoccupazione e alcuni addirittura con dei debiti nei confronti dell’azienda,visto che hanno chiesto un anticipo. Tutti ingannati al colloquio dal responsabile della filiale di Parigi, (il signor Emmanuel Sampy ndr)

Quali sono le prospettive di lavoro per un italiano in Giappone?
M: Qui a Osaka sono limitate, soprattutto in questo momento in cui c’è un’offerta di insegnanti superiore alla domanda reale.
U: Oltre all’insegnamento si può lavorare nel campo commerciale. La conoscenza del giapponese è fondamentale ma non è scontato che chiunque conosca il giapponese riesca trovare un lavoro.

Brevemente, come funziona il sistema di assistenza sociale in caso di disoccupazione? Pensate di usufruirne?
M: Sì, spero poterne usufruire. Avendo lavorato per più di due anni ho diritto a 90 giorni di sussidio che corrisponde al 60% dello stipendio netto mensile.
U: Ho diritto a 180 giorni perché sono qui da più di cinque anni. In caso di licenziamento o fallimento, il sussidio viene corrisposto entro cinque settimane.

La vita in Giappone è abbastanza cara. Quanto serve al mese per vivere a Osaka?
M. Io sono single, minimo 180.000 yen al mese (1100 Euro Ndr). Dipende da cosa fai.
U. Io convivo, quindi le spese sono minori. Diciamo che potrei sopravvivere con il sussidio.

Rimanere disoccupati a diecimila chilometri da casa non è molto rassicurante. Quanti di voi torneranno in Italia?
M. Quelli che non hanno diritto al sussidio, perché non sono qui da almeno sei mesi.
E quelli che non riusciranno a breve a trovare un lavoro che permetta loro di mantenersi.

E tu?
U: No, io rimango.
M: Non me ne andrò, non a breve.

Molti italiani, specie quelli che hanno studiato il giapponese, speravano in Nova per vivere qui per qualche anno. Avete un messaggio per loro?
M: Forse è una fortuna che Nova non esista più in questi termini.
U: Se conoscete il giapponese non scoraggiatevi e continuate a cercare. Le organizzazioni italiane che hanno a che fare con il Giappone non aiutano. Nova era un buon trampolino di lancio. Adesso siamo in caduta libera.

Riccardo Cristiani/NewsITALIAPRESS

7 pensieri su “Insegnanti di italiano disoccupati in Giappone

  1. Ehy Riccardo, Ursula e Marco!
    Un saluto solidale e solidarnosh dal vostro 23082! 🙂
    E come dice Morandi: “Dai che ce la fai!”, oppure (come dice l’orientation) “…dewa.. gambatte kudasai ne!”

  2. ma “esotero” non è un refuso. E’ un neologismo. Proprio come “bisfrattata”…

  3. già.
    Però devo ammettere che “bisfrattata” non è male. Soprattutto in questo caso. Sfrattata da casa per andare a lavorare all’esotero perché qui è impossibile, e ora sfrattata da lì.
    Bisfrattata… che poi rende anche il senso di “bistrattata”…

  4. Deprimente.
    Incrocio le dita per questi sventurari colleghi.
    Scriviamo a Grillo per denunciare la nostra bisfrattata categoria?

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