Jerome S. Bruner

Jerome Seymour Bruner (New York, 1° ottobre 1915) è uno dei più conosciuti e influenti psicologi americani del ventesimo secolo. E’ stato una delle figure chiave nella cosiddetta “rivoluzione cognitiva”, inaugurata formalmente nel 1956 con il libro, scritto in collaborazione con Goodnow e Austin, A study of thinking (trad. it. Il pensiero: strategie e categorie, Armando, Roma, 1969).

Poco tempo dopo, nel 1960, fonda il Center for Cognitive Studies, un “luogo” dove s’incroceranno saperi diversi, punto di riferimento obbligato per un’ élite internazionale d’intellettuali. Ha scritto lo stesso Bruner in Acts of Meaning (1990)- (trad. it. La ricerca del significato, Bollati Boringhieri, 1992): “La rivoluzione cognitiva, come era stata originariamente concepita, comportava la possibilità che la psicologia cooperasse con l’antropologia, la linguistica, la filosofia e la storia, e anche con le discipline giuridiche”. Non per niente il Centro ospiterà, nel corso degli anni, figure come Jean Piaget, Nelson Goodman, Noam Chomsky, Roman Jacobson, ecc.

The Process of Education (1960) – (trad. it. Il processo educativo dopo Dewey Armando, Roma, 2000) rappresenta il testo chiave di questo periodo, per l’impatto che ha avuto sulla politica formativa degli Stati Uniti e per l’influenza che ha esercitato su un gran numero di insegnanti e di studenti. La sua visione del bambino come risolutore di problemi, pronto per affrontare soggetti “difficili”, nonostante fosse lontana dalla visione della cultura dominante dell’epoca, ottenne un grandissimo successo.

Nel 1981 inaugura un nuovo campo di interessi, quello del pensiero narrativo inteso come possibilità di organizzare l’esperienza in modo diverso rispetto all’atteggiamento logico-matematico. La narrazione non è tanto in opposizione rispetto alla scienza, quanto in rapporto di complementarità, soprattutto nella misura in cui, raccontando, è possibile fornire coerenza, significato e senso all’esperienza.

Uno degli ultimi lavori di Bruner, The Culture of Education (1996) – (trad. it. La cultura dell’educazione, Feltrinelli, Milano, 2000), conferma la fondazione e il tentativo di sviluppo della prospettiva psicologico-culturale nell’educazione. Secondo le stesse parole di Bruner, la tesi centrale del libro “è che la cultura plasma la mente, ci fornisce l’insieme degli attrezzi mediante i quali costruiamo non solo il nostro mondo, ma la nostra concezione di noi stessi e delle nostre capacità.” (p. 8 ) Questo orientamento “presuppone che l’attività mentale umana non sia solitaria n° avvenga senza aiuto, anche quando ha luogo “dentro la testa”.” (p. 9)

Bruner è giunto negli ultimi tempi alla psicologia culturale anche per la sua grande sensibilità nei confronti dei temi del multiculturalismo, dell’integrazione e delle eguali opportunità per i soggetti delle classi svantaggiate e si comprende la sua insistenza sulla scuola come strumento e organo privilegiato per il miglioramento e la radicale trasformazione dell’educazione e della società. Secondo Bruner infatti “l’educazione non è mai neutrale, non è mai priva di conseguenze sociali ed economiche. Per quanto si possa cercare di sostenere il contrario, in questo senso lato l’educazione è sempre politica.” (p.39)

4 pensieri su “Jerome S. Bruner

  1. Pingback: La cultura in classe | il due blog

  2. solo ora mi sono imbattuta in questo articolo….ho avuto la fortuna di conoscere Bruner ad un incontro con amici in irlanda….Un signore sulla novantina, straordinariamente semplice, amante dell’italia, abbiamo avuto una vivace conversazione e non sapevo neppure che fosse LUI!
    UN SIGNORE….non soltanto un grande pedagogo e psicologo.
    gianpaola

  3. E’ un vero peccato che la maggior parte delle volte Bruner sia studiato (per così dire) e ricordato esclusivamente per la critica che fece al concetto di L.A.D. (Chomsky)
    E’, invece, un vero rivoluzionario del campo dell’istruzione e dell’educazione e tutto ciò che dice non fa altro che confermare le mie convinzioni nell’assoluta necessità di considerare l’apprendimento come processo che va ben oltre il singolo argomento morfosintattico e che, se stimolato nel giusto modo, porta a risultati ben più importanti per lo sviluppo della mente umana e della coscienza individuale e culturale.

    Mi permetto di consigliare, oltre al testo già segnalato, “Verso una teoria dell’Istruzione” Armando Editore, Roma, 1982.

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