C’era una volta: prima settimana di lavoro

Per la nostra professione, un’esperienza di lavoro all’estero è auspicabile?

Da giovedì scorso trascorro le mie giornate alla Izmir Economi Universitesi: http://sfl.ieu.edu.tr/
ad Izmir (Smirne sulle cartine italiane), in Turchia.
Il grande cambiamento per ladylink riguarda non proprio il panorama, i sapori ed i ritmi della quotidianit , che sono più che altro una conseguenza assai piacevole, ma in modo particolare il modus operandi in quanto “italian instructor”. Infatti dopo 5 anni di onorata carriera sto per stravolgere totalmente le modalit di preparazione e gestione del materiale da proporre in classe.
Ma cerchiamo di capire meglio il contesto: siamo 14 insegnanti circa, 4 italiani e 10 turche. Abbiamo tutti un percorso di studi e di esperienze vario, dei 4 italiani in 3 abbiamo un Master in Didattica, delle turche so poco sinceramente (una collega sta svolgendo un dottorato di glottodidattica). Il manuale utilizzato è Rete: 1 e 2. L’italiano è una seconda lingua che lo studente deve obbligatoriamente studiare per 4 anni, questo non vuol dire che la motivazione sia alta, anzi. Le classi possono essere formate da studenti che frequentano corsi di facolt diverse o, se il gruppo è numeroso, da studenti dello stesso dipartimento.

Arrivando il 13 settembre, un mercoledì, ho perso 3 riunioni in cui veniva mostrato al gruppo insegnanti come erano stati svolti i corsi precedenti, esattamente quali pagine del libro, quali ascolti, quali fotocopie in più, prese da altri testi o da qualsiasi altra fonte. I più fortunati potevano seguire il tutto dalla fotocopia del programma settimanale del corso, che scandisce, a dirla tutta, il ritmo di lavoro ora per ora, con i relativi suggerimenti del “cosa fare con la fotocopia n°”, visto che le fotocopie vengono siglate con il livello del corso, la settimana del corso ed il numero in progressione.
Durante la settimana che sta precedendo il tanto atteso inizio dei corsi, e cioè il prossimo lunedì 25 settembre, abbiamo passato le giornate organizzando le prime 3 settimane di corso dei 4 livelli, chiaramente ce ne occupavamo divisi per gruppi, io ho iniziato con il secondo livello e poi mi sono occupata esclusivamente del terzo.
Grazie soprattutto alla convinzione e alla grinta di noi italiane, siamo riuscite ad elaborare un sillabo che comprenda l’esercitazione delle 4 abilit principali. E questo per noi, vista la situazione, è stato un grande successo, soprattutto per Anna che sta qui da un anno.
Abbiamo previsto per i corsi attivit comunicative, ascolti di canzoni ed elementi di civilt . Per il secondo livello, per ripassare i verbi al presente indicativo utilizzeremo “Domenica d’estate”, di Seba, che ci permetter anche di ripassare i giorni della settimana ed i mesi. Per il terzo livello invece lavoreremo con Jovanotti e “Per te”, con cui ripasseremo il passato prossimo e per la quale abbiamo creato una sorta di UD con varie attivit .

Tornando alla domanda iniziale: Per la nostra professione, un’esperienza di lavoro all’estero è auspicabile?
Decisamente sì è la risposta. Comunque.
Certo è che adattarsi e accettare la filosofia di lavoro del mio dipartimento di lingua italiana non è facile. La mia maggiore perplessit riguarda soprattutto il profilo richiesto per insegnare qui. Come pubblicato nella mailing list di Mezzadri, il candidato deve possedere:
* Laurea riconosciuta dal Ministero degli Esteri per l’assegnazione all’estero , in Lingue e Letterature Straniere o Letteratura italiana;
* Formazione in didattica dell’Italiano agli stranieri come L2 ;
* Minimo 2 anni di esperienza nell’insegnamento d’Italiano come L2 ;
* Sara’ considerato un bonus il possesso di un master o corsi di perfezionamento in Lettere o insegnamento d’Italiano come L2

La mia domanda è: perché richiedere degli insegnanti con determinate caratteristiche se poi non vengono messi in grado di lavorare come saprebbero fare?
Cioè: perché non sfruttare appieno le possibilit di un insegnante assunto proprio per la sua preparazione ed esperienza?
La risposta è articolata, ma ho un’idea del perché.
Vista la diversa formazione ed esperienza del corpo insegnanti, vista l’arretratezza della glottodidattica turca (una mia giovane collega mi ha mostrato il libro di analisi logica con il quale ha studiato italiano, a proposito ma che ci faceva quel libro nella sua libreria?) viste le convinzioni ancora radicate ma per noi oramai sorpassate come quella dell’importanza della grammatica e della lezione frontale come approccio alla lingua, è molto più facile strutturare momento per momento un corso, con indicazioni ben precise e chiare per tutti gli insegnanti che hanno quel livello, perché così offro lo stesso tipo di prodotto in tutte le aule, senza, apparentemente particolari abilit e mettendo in grado tutti di presentare una lezione degna del nome.
Tre mie considerazioni:

1) Questa impostazione permette di monitorare meglio l’insegnante, perché so cosa porter in classe, ma così azzero le capacit di insegnanti vivaci come me,mentre invece dovrei permettere anche agli altri di crescere professionalmente con della formazione e confronti in itinere.
2) Proprio non comprendo la carenza di materiale specifico a seconda del tipo di studente con cui andrò a lavorare. Nemmeno quando si insegna ad una classe omogenea (parlo del corso di laurea dello studente), vengono impostate lezioni che affrontino temi di interesse. Chi studia moda, chi studia informatica o economia, assister alle stesse lezioni, fotocopia per fotocopia, ora per ora, giorno per giorno.
3) L’unica speranza, una volta che non posso variare il materiale con cui lavorare, rimane il COME lavorarci. E’ questa la grande sfida!

E lunedì alle 8:30 si parte!!!!

Un pensiero su “C’era una volta: prima settimana di lavoro

  1. C’è da aggiungere, secondo me, il fatto che quasi sempre c’è la presunzione di conoscere appieno lo stile cognitivo degli utenti (uso appositamente questa parola).
    E’ una – forse l’unica – critica che secondo me si può muovere al mutamento di prospettiva portato dal concetto di “approcci umanistico-affettivi”. “Loro vogliono questo, non accetterebbero diversamente”… quante volte me lo sono sentito dire…

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