Buongiorno

Prodi e Bush a Roma
Segnalato da Cost nel post precedente, l’articolo è interessante.

Per rifare l’Italia nel mondo facciamo studiare l’italiano

di Federica Guiglia.

«Buongiorno», ha esordito in italiano il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, durante la conferenza-stampa a conclusione della sua visita a Roma. E lì si è fermato. Eppure, quel gesto non è stato soltanto un minuscolo segnale di cortesia. Come aveva poco prima ricordato Romano Prodi, «ho ringraziato il presidente Bush di alcuni atti simbolici di avvicinamento fra i due Paesi. Infatti la lingua italiana è diventata una delle lingue che possono essere liberamente scelte dagli studenti americani in tutte le scuole secondarie. E questo è un ulteriore passo per mettere insieme due Paesi anche quando il flusso dell’emigrazione è da lungo tempo esaurito».
Il presidente del Consiglio non ha aggiunto che la riscoperta dell’italiano in America risale agli ultimi dieci anni, almeno. Anni che hanno visto quasi il raddoppio delle iscrizioni ai corsi di lingua e cultura italiane. Ormai più di sessantamila studenti americani si cimentano oltre il «buongiorno» a cui è rimasto inchiodato Bush. E decine di Università   americane hanno una loro sede in Italia. E cattedre d’italiano sono state aperte perfino in Alaska. A conti fatti, l’italiano è una delle quattro lingue straniere più studiate negli Usa. Ma soprattutto è la lingua che registra, insieme con lo spagnolo sull’onda della prorompente immigrazione latino-americana, il più forte aumento in proporzione rispetto agli inizi dello sviluppo. Anche perché per decenni, e nonostante la presenza di venticinque milioni di cittadini americani con origini italiane – e quindici di essi che ai censimenti si sono espressamente dichiarati «americani italiani» -, le istituzioni del nostro distratto Paese si sono disinteressate della cosa.
Dunque, la «politica della lingua» è ora strategica per il nostro Paese, e non è confortata soltanto dalla nuova primavera che la lingua di Dante sta vivendo negli Usa. Tra i blog l’italiano risulta il quarto idioma al mondo, secondo l’ultimo rapporto del motore americano di ricerca Technorati. Quarto nei diari in rete dopo, nell’ordine, il giapponese, l’inglese e il cinese. Cioè prima del pur diffusissimo spagnolo trainato dall’America latina. Prima del pur sostenutissimo francese dalle ben più consapevoli istituzioni di Parigi e prima del pur coccolatissimo portoghese grazie a uno Stato, il Portogallo appunto, conscio del valore nazionale e internazionale nell’organizzare una Comunità   con tutti i Paesi portoghese parlanti.

Da Il Giornale – 12 giugno 2007

2 pensieri su “Buongiorno

  1. No, ladylink,non stavi andando affatto fuori tema, secondo me, quella dovrebbe essere la strada da seguire….speriamo prima o poi…

  2. Fatto da non sottovalutare ll’impennata dello studio della nostra lingua in America… il mio punto di vista è quello lavorativo… e probabilmente saranno vari fattori a spingere verso lo studio della lingua e cultura italiane, ecco… la cultura non è da sottovalutare: la musica, pop e lirica, la moda, l’arte, il cibo, il vino, le macchine… ci fanno un’ottima pubblicità! Peccato che nel BelPaese non si sia ancora sviluppata una coscienza critica sull’importanza degli Istituti che si occupano di rappresentare e propagandare la nostra lingua e cultura all’estero. Anzi peggio, chi ha il postere di gestire ed amministrare, non sempre si rende conto dell’importanza dei corsi o della formazione degli insegnanti, nonostante i corsi siano fonte di guadagno continua.
    E pensare che gli istituti francesi di tutto il mondo, hanno sedi bellissime, organizzano corsi di lingua francese di vario genere, per vari scopi, si può partecipare a conferenze, spettacoli e concerti spesso aperti al pubblico gratuitamente. Lo stesso Instituto Camoes portoghese, sovvenziona internazionalmente gli studiosi di lingua portoghese con borse di studio di vario genere…. e pensare che il Portogallo è considerato il fanalino d’Europa e conta solo 10 milioni di abitanti….
    Ma noi non abbiamo un British Council, un Instituo Camoes, né un Goethe Institut, non un Instituto Cervantes e tantomeno un’Alliance Francaise…perché le Danti Alighieri sono lungi dal venire considerate le corrispettive rappresentanze italiane e nemmeno i vari IIC sono alla pari…
    e questo la dice lunga…. sul ritardo con il quale ci preoccupiamo di creare un’associazione riconosciuta internazionalmente che promuova la nostra cultura… sarà che ci manca proprio questo sentire l’Italianità e quindi, di riflesso, questa necessità di sostenerla e sponsorizzarla all’estero?
    Ok sto andando fuori tema….

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