(Vi avverto subito: credo sia il post più lungo che abbia mai scritto)
Per la gara di ripasso dei participi passati ho chiesto agli studenti, già divisi in gruppi, di darsi un nome italiano. E’ un’attività che puntualmente sottovaluto: ai miei occhi è la cosa più facile, per i miei studenti, no! Per trovare un nome qualsiasi in italiano impiegano un numero di minuti incredibilmente grande, i secondi si sommano raggiungendo numeri a 4, 5 zeri, così, quando, incredula, stento a credere di aver perso così tanto tempo, li invito a scegliere una parola qualsiasi. La svolta è indicargli l’argomento “cibo”, che li entusiasma sempre, si notano subito le lucine che si accendono dentro le loro testoline disorientate.
Martedì scorso qualcosa è andato storto, perché un gruppo mi ha detto: “Siamo pronti! Mafia”. Li ho fulminati sorridendo e ho aggiunto “No, Mafia non va bene. Cambiate nome” e mentre dicevo questo, le parole di una studentessa si sono incrociate con le mie “Sì, the God Father”. “No, non va bene, non accetto questi nomi, trovatene un altro” e hanno optato per “spaghetti” a cui, già stizzita, ho aggiunto io “Gli” mentre lo annotavo alla lavagna.
Gli insegnanti fanno delle scelte.
Mentre tornavo a casa e rimuginavo su questo post -che avrei voluto scrivere subito- mi volevo convincere di aver fatto bene a minimizzare, ma il realtà non ne sono tuttora convinta fino in fondo. E pensavo anche che la prossima volta che mi ricapita (se mi ricapita, certo che mi ricapita, vi pare?) a costo di risultare pedante e di “sacrificare” tutta la lezione, fermerò tutto e tutti e mi prodigherò nello spiegare nel dettaglio perché non va bene volersi chiamare Mafia e cosa questo può significare per un italiano che cerca di mettercela tutta, cioè per la loro solerte insegnante & co. Avendo poi rivissuto nei miei pensieri innumerevoli volte quella scena, mi sono goduta tutte quelle risposte scioccanti che avrei voluto darle e a cui penso proprio che ricorrerò (vabbeh, dai, ricorrerei) o a cui vorrei ardentemente accennare in quella mega spiegazione che medito di fare (anzi mi devo proprio sbrigare, la Mafia è sempre in agguato). Mi sono già immaginata, mentre, con il mio fare mix tra chioccia-motivational-clown, gli farò capire (sì, ovvio, gli, pl) che volersi chiamare Mafia durante un’attività della lezione di italiano equivale a esaltare un concetto, che deve essere, invece, compreso nella sua evoluzione e che deve essere smitizzato pezzo per pezzo. Mentre tornavo verso casa dopo una giornata interminabile e la visione del secondo film dell’Italian Film Festival Fall 2014, pensavo che la mia premura sarà quella di fargli capire (gli, non le) che associare la Mafia all’Italia in questo modo è tanto grave e inaccettabile quanto associare gli US…al… al KKK? Ferma al semaforo riflettevo sul fatto che in realtà il KKK in nessun paese ha raggiunto una dignità cinematografica e quindi…lo citerò? Forse no. Forse basterebbe accennare la parola “segregazione”, “schiavitù” senza doverli sconvolgere troppo, anche se io sto già rabbrividendo, voi no? e quanto alla rappresentazione cinematografica farò riferimento agli indiani indigeni… ma davvero non c’è un corrispettivo nella storia americana? e fiumi di mumble mumble mi hanno fatto compagnia per giorni, pensare ad altro è stato impossibile.
Gli insegnanti fanno delle scelte.
Mi sento ancora piuttosto provata da quell’esordio infelice, proprio perché in quel giorno in cui è successo tutto (quel martedì scorso a cui ho fatto riferimento prima), abbiamo proiettato il secondo film del semestre: “La siciliana ribelle” liberamente (anche troppo) ispirato alla vita di Rita Atria. Il primo film era stato “La Mafia uccide solo d’estate” e proprio in quella classe la preparazione alla visione del film era riuscita estremamente bene (e di questo ne sono ancora convinta, nonostante tutto). Ero partita dalle loro conoscenze, limitate al Padrino e ai Sopranos e ho cercato di accostare quello che loro conoscevano anticipando il nome e l’immagine di Totò Riina che poi avrebbero visto nel trailer. L’accostamento era riuscito e da soli avevano capito l’intento dissacratorio, ma estremamente rappresentativo della figura di Totò Riina e soprattutto la differenza delle figure del mafioso del loro immaginario con quelle reali. Eppure, 15 giorni dopo, questo mito corleonese si è ripresentato. E a farlo riemergere è stata proprio quella studentessa che la settimana passata, alla mia richiesta di vedere un video di un loro cantante italiano preferito, aveva risposto “In Italia” di Fabri Fibra.
Mi ero rifiutata, sempre cordialmente, spiegandole che essendo un video molto complesso sull’Italia contemporanea, non mi sentivo di farlo vedere senza una minima previa preparazione all’ascolto. Gli insegnanti fanno delle scelte, quella era la mia, senza appello. Lei mi ha replicato dicendo che la professoressa delle superiori non aveva mai usato filtri a lezione, d’altronde erano un gruppo di studenti che studiava italiano insieme da quattro anni e quindi c’era l’atmosfera giusta. L’ho sapientemente rassicurata, spiegandole che magari avremmo potuto vederlo più in là quel video, ma non quel giorno a lezione, nemmeno ascoltarla quella canzone.
Gli insegnanti fanno delle scelte.
Quindi mi stupisce e non poco che proprio tale studentessa, precedentemente illuminata da questa “cool” professoressa, insista su uno degli stereotipi più resistenti, svilenti e pericolosi, che con sole cinque lettere riescono ad annichilirti ed annientarti.
Il semestre passato.
Il semestre passato con il corso avanzato (il sesto ed ultimo semestre di lingua) mi sono impelagata in un lungo lavoro sulla Mafia, non previsto dal sillabo, ma che comunque alla fine ha portato gli studenti a scrivere un saggio (in inglese) per la conferenza annuale del Dipartimento (in inglese) dal titolo “Le Mafie e i movimenti anti-Mafia nell’Italia contemporanea” -ce li porto sempre e l’anno scorso abbiamo parlato di Sibilla Aleramo.
A lezione siamo riusciti a parlare in italiano della Mafia, soprattutto io, chiaro, ma il fatto di stare a parlare in italiano, insistendo su delle parole chiave, enfatizzando alcune parole con la mia voce-megafono mi ha riempita di gioia, credo di aver vissuto poche volte una soddisfazione tale.
Abbiamo letto varie pagine da “La mafia spiegata ai ragazzi” di Antonio Nicaso, del quale ho seguito un corso al Middlebury College, e che è praticamente il maggior esperto a livello mondiale di ‘Ndrangheta. In Inglese abbiamo letto il capitolo “Terra dei Fuochi” di Gomorra (e visto la trasposizione cinematografica del capitolo), abbiamo letto su Saviano un paio di articoli in inglese e poi abbiamo visto un documentario della Pbs (la tv di stato americana) che parla della mafia e che gli ha assolutamente aperto gli occhi (si parte con Vincenzo Conticello, passando per Libero Grassi e l’associazione Addio Pizzo, un documentario bellissimo).
Gli insegnanti fanno delle scelte.
Gli studenti si sono entusiasmati e hanno imparato tanto. Si sono anche molto stupiti di come un paese con una piaga tale riesca ad essere ancora così competitivo economicamente, crisi economica attuale permettendo.
Ci abbiamo dedicato talmente tanto tempo che come esame finale ho elaborato una prova basata su quello che avevamo letto sulle mafie in Italia e l’ultima domanda del test riguardava proprio il confronto tra quello che pensavano prima del corso e quello che avevano appreso. Prima di iniziare questo immane lavoro, gli avevo fatto scrivere le loro opinioni sulla Mafia, che poi hanno confrontato con quello che avevano appreso. Trovate tutto sotto.
Gli insegnanti fanno delle scelte.
Considerate che per due delle 11 domande del test potevano rispondere in inglese. Per la numero 10, non avrebbero ottenuto un voto, a prescindere dalla lingua scelta, perché era una riflessione personale su di sé e sui contenuti del corso: volevo che scrivessero liberamente.
Le due domande: 1. Spiega a parole tue la differenza tra la Mafia di Hollywood e quella italiana; 10: Confronta la tua opinione sulla Mafia, prima e dopo le letture fatte nel corso. Cosa hai imparato? Che cosa ti ha colpito di più. Hai cambiato la tua opinione sulla Mafia?
Studentessa numero 1:
1. La mafia che Hollywood rappresenta è romanzata. Nel film come Il Padrino, i Sopranos e Scarface, la mafia è glorificata ed è rappresentata come uno stile di vita redditizia pieno di ricchezze e belle donne. La verità è che i mafiosi italiani non sempre si vestono in abiti costosi e mangiano pasta. Sono pericolosi e lavorano per un’economia sotterranea.
10. I had known that the Mafia contributed to a large portion of the underground economy; what I did not know is that they make profit off of a corrupt waste disposal practice! I always assumed that a great deal of their money came from prostitution and drugs. Learning that the roots of the Mafia were related to lemon trees was quite amusing (I had no idea how the Mafia had started originally before this). My opinion of the Mafia has remained the same- the criminal organizations are societal parasites that feed off the work and misfortunes of the lower classes in Italy (and elsewhere of course). Only through exposure, will the Mafia’s power wane.
1. La mafia di Holliwood è molto differente della Mafia italiana. In Hollywood, i film della mafia sono molto populare perchè le gente mafioso sono romantico, ricco, forte, e hanno buon vestito e donne belle. Anche, Hollywood mostranno la mafia come un organizzazione dove la famgilia è la cosa più importante. In realità, la Mafia è una terribile organizzazione che distrugge la società italiana. Gente mafioso sono molto brutto, e la unica cosa che è importante è soldi. La mafia usano la violenza e paura per reaggiungono loro obiettivo.
10. Prior to learning about the Italian Mafia (and mafia like organized crime), the only thing I knew on the topic was what I had seen in movies and TV. Hollywood gives the Mafia a false appeal with the romantic images of power, lust, and wealth (with some violence in order to maintain these qualities). In reality, the Mafia is an evil aspect of Italian culture that needs to be eliminated. I didn’t realize how powerful the Mafia was in Italy, and how it has become such a large problem for their society. I was shocked to learn of the brutal tactics the Mafia uses to maintain their power, and how they are willing to kill anyone who gets in their way (whether it be a businessman, a judge, or a priest). I was mostly surprised with the fact that the Italian Mafia controls most of the waste management in the country, and even does waste management for nearby European nations. They then take the waste and dump it in any cheap location that they can find without any consideration for the environment or the effects it has on local inhabitants. They also burn the trash when there is too much of it in one site, which is devastating for the environment. This toxic waste and burning doesn’t just affect Italians, it affects the entire world. I think government officials need to bring more public attention to this illegal waste dumping/burning in order to receive more international support for ending it. I was also surprised by how much money the Mafia makes (billions of Euros!). Overall this class has definitely changed my opinion of the Mafia. Although Hollywood gives the Mafia some appealing aspects, in reality there is nothing good that comes from them. They abuse the system and place unnecessary stress on the Italian population. Unfortunately, the Mafia in Italy has grown so powerful that I don’t think it will end anytime soon. Hopefully more people like Libero Grassi, Vincenzo Conticello, and Don Peppino Diana will speak out against the Mafia and bring about its speedy end.
Concludo con lo studente numero 3, uno studente adulto che mi segue da anni, ripete lo stesso corso, che comunque è sempre diverso nelle letture e soprattutto cambiano gli studenti e gli esiti delle lezioni. Cercherò di fare dei tagli per non dilungarmi ulteriormente:
Based upon the readings in our class and my independent readings about the Mafia, I am astounded by the complexity and depth of this issue, this grave problem, in almost every aspect. Certainly, before our studies, I was aware of the Mafia, as an international crime organization, with illegal activities in Italy and, separately, in parts of the US. I had thought most Italian Mafia activities were confined to Sicily; I had not heard of “Pizzo”. (…)Revelations in our class readings portray a shockingly broad underworld that is connected throughout the world, albeit in some instanced loosely. In terms of the activities, particularly of the Camorra, I find most troubling the secret and illegal dumping of toxic waste in Campania and other parts of Southern Italy [“The Land of Fires”]. (…)
In several of my own readings, I have read statements indicating that the influence and effect of the Mafia is the Number One problem of Italy. And, that Italy will not be able to resurrect itself until it rids itself, and if not rids itself, significantly rolls back the Mafia to a minimal level. (…)
I don’t believe I am naïve: we here in the US are also confronted by significant problems of a similar nature; if not similar, then parallel. Take for example, the revelations of Edward Snowden. We are also afflicted by widespread criminal activities some of which originates in the so-called “Underworld” of Organized Crime.
Let me just say this: I am hugely more aware of the breadth, depth, extent and impact of the Mafia as a whole and in its many several parts, in Southern Italy, in Italy and reaching well beyond Italian boarders into all regions of the world.
I would also like to applaud you, L., for bringing so clearly this issue to my/our class for in-depth study. You have selected such excellent material and although I realize these writings and video clips compose a small part of the story, your profoundly rich selections have more than awakened our awareness; we are jolted into the stark realities of this problem. Realizing the problem – and the depth of it – is the first step to taking action. I am so proud of the courageous people of Palermo [mostly] who have resisted and initiated action to turn the tide.
Le risposte dimostrano che c’è ancora molto da fare, ma che il lavoro è indubbiamente servito ad aumentare la conoscenza e a far risvegliare la coscienza degli studenti su quello che realmente rappresentano le mafie in Italia e che altrimenti sarebbe rimasto sopito e popolato da personaggi irreali e anacronistici.
A fine conferenza, molti erano ancora stupiti di tutto quello che avevano appreso. Una studentessa mi ha anche chiesto come è possibile sconfiggere la criminalità organizzata. “Parlandone”, le ho risposto. “Parlandone, per non dimenticare chi ha sacrificato la propria vita per combatterla, proprio come abbiamo fatto noi a lezione”. C. è rimasta in silenzio, spero in segno di assenso.
Gli insegnanti fanno delle scelte, in buonafede, si spera sempre che siano quelle giuste.
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Bibliografia:
Nicaso, Antonio. La mafia spiegata ai ragazzi, Mondadori.
Saviano, Roberto. Gomorrah. Pan Macmillan
DVD Gomorra, diretto da Matteo Garrone
Taking on the Mafia, documentario su Pbs
Davvero brava Ladylink. Anch’io mi sono quasi commossa leggendo del lavoro svolto, delle tue riflessioni prima, durante e dopo, della risposta dei tuoi studenti. Quello che mi commuove è la passione, l’energia e l’intensità dell’investimento che spero siano ripagati sia dai tuoi studenti che dall’istituzione nella quale lavori. Purtroppo non è sempre così, ma per un’insegnante che “fa delle scelte” così importanti ed elaborate, per rimanere nel tema conduttore del tuo post, sarebbe davvero un delitto non avere un adeguato riconoscimento.
Complimenti per il lavoro! Con i pregiudizi e la disinformazione si rimpicciolisce e si semplifica un problema enorme che ha radici profonde e dure da estirpare corrispondenti al potere e alle ramificazioni che queste organizzazioni presentano a ogni livello della società. Suggerirei di parlare anche di chi è nato in famiglie facenti parte della mafia e che cercando di ribellarsi e di uscire da questo losco mondo ci ha rimesso la vita. Due nomi su tutti: Lea Garofalo e Maria Concetta Cacciola. Far così capire loro quali “mostri” siano queste persone che per “salvaguardare” il loro “nome” e i loro affari non guardano in faccia nessuno nemmeno i loro figli. Ben altro dei “fighi” personaggi di Hollywood.
Grazie per il post.
Che dire? Complimenti per il bellissimo lavoro e grazie mille per la testimonianza!
Una testimonianza toccante. Grazie Ladylink!
Grazie Ladylink per aver condiviso il tuo lavoro immane. E’ proprio vero che gli insegnanti fanno delle scelte e quando ho letto il tuo post devo confessare che mi sono commossa, perché è davvero prezioso il lavoro che hai fatto. La decostruzione degli stereotipi è sempre molto faticosa, ho provato anch’io in diverse mie lezioni (su temi sicuramente meno forti e meno impegnati), ma trovo che sia uno stimolo incredibile all’apprendimento. C’è da lavorare come dei forsennati, ma ne vale la pena. A leggere il tuo post vien voglia di venire a una delle tue lezioni 😉