In epoca di tagli e crisi investire sulla cultura non conviene e non lo fa nemmeno l’università che per anni è stata paladina dell’insegnamento della lingua italiana a stranieri con corsi di lingua e di formazione per i loro insegnanti. Sul buco al bilancio dell’Università per Stranieri di Perugia -che sfiora il milione di euro- stanno circolando ultimamente vari articoli. Ma confrontandoli con le informazioni disponibili sul sito della Stranieri, questi articoli sembrerebbero fondati sul nulla, poiché non si legge -ovviamente- che verranno appaltati i corsi di lingua a istituzioni esterne, ma di possibilità di scelta su dove studiare, di dislocamento, pur rimanendo iscritti alla Stranieri.
I corsi in questione sono esclusivamente quelli per gli studenti cinesi. Pare ci sia stata -negli ultimi anni, ma quanti?- un calo di iscrizioni di studenti cinesi, del programma Marco Polo e Turandot che hanno preferito altre mete in Italia, per cui, a partire dall’anno prossimo, 560 di quei 1000 studenti cinesi che la Stranieri accoglie, potranno studiare in altre strutture, in altre città, in altre regioni.
Ma come si è arrivati a questo punto? Leggendo qua e là sono riuscita a ricostruire la vicenda, che rimane comunque poco chiara. Sugli articoli si alternano termini deplorevoli per un’università -soprattutto quando in quell’università ci hai studiato- e soprattutto considerando l’accostamento la varietà dei suddetti: “sprechi”, “scure”, “Corte dei Conti”, “guardia di finanza”, “atto dovuto”, “silenzio richiesto”, “presunto danno erariale” (da oltre mezzo milione di euro) e se non bastasse di “un’inchiesta delicata” per dei debiti contratti “per una scuola di cucina, un ristorante per docenti e studenti, un centro di attività ricreative” (…) senza contare “le bollette di luce, acqua e spazzatura”. Quindi il “buco di circa 500.000 euro sarebbe stato creato, in passato, per dei problemi di gestione non legati ai corsi di lingua, che però sono i primi a subirne le conseguenze e con loro gli insegnanti di Gallenga.
Quello su cui gli articoli cercano di fare chiarezza è la gravità di una decisione che prevede di smistare gli studenti verso altre strutture e in questo senso Il giornale dell’Umbria non usa mezze misure, presentando la questione e la sua gravità in primis per l’Università per Stranieri, che <<“appalta” il suo marchio>> e quindi per i lavoratori, precari, nostri colleghi, di cui non ci sarà più bisogno.
Oltre al calo degli studenti, c’è un secondo motivo da non sottovalutare: il MIUR ha tagliato di €450.000 i finanziamenti alla StranieriPg per dei motivi che il sito Lettera 43 così ci spiega:
PUBBLICAZIONI AL MINIMO. L’ateneo è stato, infatti, penalizzato dalla Valutazione della qualità della ricerca (Vqr), il procedimento con cui si stima il livello dell’attività di ricerca dell’università in base alla produzione di pubblicazioni. Il periodo preso in considerazione e risultato più povero di produzioni, va dal 2004 al 2010. La mancanza di 16 elaborazioni ha fatto così scendere l’indice qualitativo a -1: un esito sotto il minimo storico e ai livelli più bassi in Italia. E tutto ciò ha determinato il taglio dei finanziamenti da parte del ministero.
POCA ATTIVITÀ DEI DOCENTI. La responsabilità di tale situazione sarebbe da attribuire a quattro o cinque docenti, secondo quanto ha fatto sapere Palazzo Gallenga. La loro inattività rispetto agli impegni presi avrebbe penalizzato l’intera comunità scientifica. Ma non è ancora tutto: guardando alle cifre dell’esercizio 2013, risulta un grave disavanzo di 1,6 milioni di euro. In particolare, ammonta a 600 mila euro il deficit registrato dall’Alta scuola di lingua e cultura italiana, mentre quello del dipartimento è pari a 400 mila euro.
In un articolo di luglio si parla, invece, di “accordo di programma” con UnistraSi e non di “fusione” -mi raccomando- ma di “forte sinergia” che va “dall’accoglienza di studenti stranieri alle strategie comuni per la formazione linguistica di chi vuole studiare italiano e la formazione degli insegnanti”.
D’altronde già a luglio si parlava di classe di concorso per gli insegnanti, abbastanza prima degli Stati Generali (forse già in quell’ottica, le università d’altronde si sono sempre distinte per la lotta al precariato, no?):
Non solo, i due atenei insieme puntano al riconoscimento di una specifica “classe di concorso” per prof che insegnano l’italiano agli studenti stranieri. Tra le proposte anche la costruzione di corsi di laurea “interateneo”.
Concludo questo mio intervento con questa lucida analisi, che è anche un accorato appello ad investire sulla cultura, sui corsi di lingua, che in passato sono stati il fiore all’occhiello dell’Università. L’articolo, di cui cito un passo, è di Oliviero Dottorini, un giornalista umbro che si è occupato della vicenda:
Non crediamo però che la risposta a questi dati allarmanti sia liberarsi dei corsi e degli studenti, in vista di diminuire le spese. La scelta di dislocare alcuni corsi porta sicuramente ad un calo delle spese, ma causa dall’altra parte una perdita enorme per la Stranieri e per la città di Perugia. Di prestigio innanzitutto, ma non solo: gli studenti stranieri sono una risorsa culturale e sociale, ma anche economica, che rischiamo di perdere, cedendola ad altre città italiane dove tali studenti si trasferiranno. Della Stranieri infatti potrebbe non rimanere altro che il marchio, perché i ragazzi iscritti formalmente a Perugia di fatto frequenteranno i corsi nelle sedi partner. Inoltre a tenere i corsi saranno, ovviamente, i docenti delle strutture convenzionate ed è verosimile che questo comporti anche tagli nel personale di Palazzo Gallenga, mettendo a rischio il lavoro degli insegnanti con anni e anni di precariato alle spalle, ovvero di tutti quei collaboratori ed esperti linguistici che da anni seguono gli studenti stranieri”.
In ultimo, vi invito a leggere i commenti delusi e increduli degli ex-studenti della UnistraPg alla lettura della notizia sulla crisi e sulle conseguenze per i corsi di lingua.
E una mia considerazione.
Questo scambio di studenti sarebbe auspicabile da parte di due università così prestigiose e dovrebbe essere magari fatto a prescindere, non solo come ultimo attimo disperato per recuperabile un bilancio compromesso, una fama pregiudicata.
In realtà, negli anni, la rivalità di queste università sono state alimentate dalle università stesse, chiuse a riccio nel tentativo di conquistare una fetta di mercato, spesso prediligendo i propri laureati, dimenticando o ignorando che è proprio lo scambio il vero arricchimento: per gli studenti stranieri e per quelli italiani, entrambi futuri insegnanti.
E non ho finito qui, perché non mi pare di esagerare (e smentitemi, vi prego) se dico che per garantire agli insegnanti un contratto dignitoso sia stato fatto ben poco -per non dire nulla- considerando l’altro numero di precari assoldati ciclicamente da queste università e il pagamento di €15, non rimborsabili, per partecipare ad un bando. Ma vi sembra ammissibile tutto ciò?
Per cui se conoscete qualche CEL, tanto precari quanto rari, spingeteli a commentare che ritorno sui miei passi.
Una nota a margine sui numeri che si leggono in questi articoli online.
Alcune fonti riescono a quantificare il calo degli studenti “passati da circa 600 a 350“. Altre stimano in 2000 gli iscritti totali alla StranieriPg e dicono che è un numero esiguo, preso da non si sa che fonte. Personalmente trovo la lettura di quest’ultimo dato fuorviante.
L’università nel 2011 ha elaborato un documento, L’ateneo in cifre, da cui si evince che il numero degli studenti di lingua supera i 6000 iscritti, mentre gli studenti iscritti ai corsi di laurea sono circa 1700. Deduco quindi che 2000 indichi il numero degli iscritti ai corsi di laurea, in aumento. Questo eventuale drastico calo degli studenti di lingua da 6000 a 2000 sarebbe più che un trauma, un vero e proprio buco nero. Non sono riuscita a recuperare dati successivi al 2009-2010.
P.S. Sempre di studenti cinesi tratta l’ultimo post di Riconoscimento, questa volta a proposito delle proteste di alcuni di loro che frequentano corsi di italiano all’Accademia delle Belle Arti di Roma e che non hanno superato la parte scritta della certificazione del livello B1, propedeutica all’iscrizione all’Accademia stessa.
complimenti per il post, molto completo in tutte le sue informazioni 😉
oltre alla classe di concorso, sarebbe auspicabile che i i due atenei intervenissero davvero razionalizzando gli esami di certificazione (magari assorbendo anche i Plida) e studiassero un percorso comune per la formazione degli insegnanti che comprenda la pratica didattica supervisionata e centri convenzionati per farlo; con il tempo e l’esperienza, gli insegnanti potrebbero diventare formatori, garantedosi così un “percorso di carriera” simile a quello degli insegnanti di inglese, che avrà anche mille difetti ma è di fatto una delle voci maggiori nel bilancio dei centri abilitati al Teacher Training, nonchè dell’università di Cambridge. Non sarebbe male se insieme ai rettori si sedesse qualcuno che ha messo il naso fuori dall’università e ha anche solo una pallida idea di cosa succede nel mondo reale (Giannini compresa)
Sì, una questione molto complessa, una matassa difficile da dipanare, sopratutto per chi la osserva dell’esterno. Ringrazio chi ha avuto la pazienza di leggersi gli articoli. Io sono una dei tanti (circa 50 nei momenti migliori) CEL a tempo determinato dell’unistrapg.
L’aritcolo tocca diversi punti, ci sarebbe molto da aggiungere. Provo a farlo solo per alcuni punti.
1. il così detto “buco di bilancio” c’è, occorrerebbe leggere con attenzione gli atti, il bilancio ecc… risale all’epoca della gestione Giannini (l’attuale Ministro dell’Istruzione) e come sempre succede negli enti pubblici, se lo “becca” chi viene dopo, che però in questo caso c’era anche prima! Perché l’attuale Rettore Paciullo è lì da anni… millenni…
2. I corsi per i cinesi delocalizzati altrove. Sì anche questo verissimo, perché sappiamo bene che anche se l’unistrapg mette nel sito la “possibilità” di scegliere, chi sa come funziona il Marco Polo, sa bene che uno studente che viene in Italia per iniziare un persorso formativo universitario e magari deve fare l’Accademia x di moda a Milano, se deve scegliere tra fare il primi 6 mesi di corsi a PG e poi andare a MI oppure andare direttamente a MI, fare 6 mesi di corso in un’associazione (sì, associazione nata ad hoc, chi recluteranno come insegnanti? i volontari?) a MI e poi continuare all’accademia di moda X, secondo voi cosa sceglie? Sceglierà di stabilirsi fin dall’inizio nella città dove vuole frequentare l’università o l’accademia ecc…
Quando leggete l’unistrapg “vende il marchio” prendetelo alla lettera: vende perché si prenderà circa 80€ a iscritto, che poi svolgerà il corso nell’Associazione milanese di turno, e l’università avrà comunque i numeri da sventolare al prossimo consiglio o da mandare al Ministero per far vedere che ha iscritti…. ma gli iscritti non saranno a PG e noi non lavoreremo a pg! E l’intera città ne perderà dal punto di vista economico e culturale…
Se i corsi di lingua sono diminuiti ci sono delle responsabilità ben precise: cattiva promozione in primis!
3. l’accordo con Siena: misterioso e secondo me viene dall’alto, tipo dal Ministro ex rettrice? Non lo so. Comunque fino ad ora di questo accordo abbiamo visto sono i lati negativi che sono
A: la delocalizzazione appunto degli studenti del progetto Marco Polo (copiato e incollato dall’unistrasi)
B: l’aleggiare nell’aria di nuove forme contrattuali illegali (cocopro) che a Siena esistono dal 2007. E qui parte un altro capitolo. All’unistrasi un tempo c’erano i CEL a tempo determinato. Poi Vedovelli si è svegliato una mattina e ha trovato un buchetto di bilancio e ha deciso che gli costavamo troppo (lavoravo come CEL a Siena in quel periodo), quindi ha pensato bene di cancellare i CEL a tempo determinato sostituendoli “formatori” cocopro pagati meno, ma con le stesse mansioni dei CEL. La stessa cosa ora a PG, aleggia nell’aria “i CEL non mi servono più” dice il Rettore, tanto gli studenti non ci sono (o non ce li facciamo venire), i CEL mi costano troppo, ho bisogno di flessibilità, il contratto è troppo rigido…. Questo aleggiare nell’aria si è già in parte trasformato in realtà, in quanto tra il 2013 e il 2014 sono stati stipulati cocopro per il FEI ad esempio. Con la scusa che era un progetto. Quando l’anno prima avevano usato i CEL a tempo determinato per il FEI… insomma l’accordo con Siena prevede anche la scomparsa di un contratto a tempo determinato ??? Lo scopriremo solo vivendo, ma intanto ci battiamo con le unghie e con i denti affinché non accada.
4. in sostanza l’Unistrapg scivola per tanti motivi, che escono fuori adesso ma che vengono da lontano. Inoltre ci sono interessi dietro che è difficile capire, ci vorrebbe il giornalismo di inchiesta e non quello della cronaca locale, che serve comunque.
5. Si stanno muovendo FINALMENTE anche le cosiddette “Istituzioni” : Comune, Regione. Si stanno muovendo molto le Associazioni locali, quindi speriamo che ci sia la volontà da parte di tutti di creare un “progetto di lungo periodo” per l’Università, perché è questo che manca. E soprattutto, dal mio/nostro punto di vista di lavoratori che da 15-20 anni hanno prestato servizio, prestato professionalità e competenze a questo Ente pubblico, speriamo non ci lascino tutti a casa!!