Chi abbandona la lotta…

Il Bollettino ITALS uscito a novembre contiene un articolo, dalla cui lettura non si può prescindere. Nel numero 66 -incentrato sugli atti della seconda edizione del convegno PostMaster ITALS, dal titolo “DIRE. FARE. INSEGNARE”  (Venezia, 29 – 31 agosto 2016)- è presente l’intervento di Dorella Giardini, collega e amica, che è riuscita a descrivere, in modo dettagliato e puntiglioso, gli ultimi anni della lotta per il riconoscimento della nostra figura professionale, soffermandosi sugli eventi più significativi che spesso hanno visto come protagonista il coordinamento Riconoscimento Nazionale.

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Buon 2016 in stile Riconoscimento

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Il coordinamento Riconoscimento Nazionale -in occasione del Capodanno 2016- ha prodotto un video per augurare a tutti gli insegnanti di italiano per stranieri Buon Anno Nuovo!

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#CDCA23: destinazione potenziamento

È da tanto che non vi aggiorno sulla situazione della nuova classe di concorso A23 Lingua italiana per discenti italiani-aloglotti. So che siete curiosissimi e questa volta ho deciso di deliziarvi intrattenendovi sul potenziamento, che sulla scuola italiana sta avendo un effetto annichilente.

Po-ten-zia-men-to. Cinque sillabe che rimbalzano spesso sotto i nostri occhi in questi giorni, giorni in cui è in atto la fase C delle assunzioni previste da #LaBuonaScuola, questo grande progetto rivoluzionario del Governo Renzi.
Tredici lettere che, a sentire le discussioni in Parlamento (soprattutto alla Camera), rappresenterebbero il destino di quegli insegnanti assunti dopo aver superato il concorso 2016 nella nuova Cdc A23, sempre che venga inclusa, considerando che il concorso si vocifera che sia per abilitati e non esiste ancora un percorso abilitativo in ItaL2. Tiè!

Ma andiamo per ordine. Continua a leggere

De IUS SOLI discriminatione in italica peninsula

Piove sempre
in questo
Paese.

Forse perché sono straniero.

(Gëzim Hajdari, Premio Montale 1997)

Libertà non è un volo di un moscone, libertà è partecipazione.

(Giorgio Gaber, artista poliedrico. 1965-2003)

Condizione di appartenenza di un individuo a uno Stato, con i diritti e i doveri che tale relazione comporta; tra i primi, vanno annoverati in particolare i diritti politici, ovvero il diritto di voto e la possibilità di ricoprire pubblici uffici; tra i secondi, il dovere di fedeltà e l’obbligo di difendere lo Stato, prestando il servizio militare, nei limiti e modi stabiliti dalla legge.

Questa è la definizione della parola cittadinanza secondo la Treccani.it.

Argomento scottante, quello della cittadinanza, sul quale ieri il gioverno italiano ha cercato di fare ordine, a modo suo. E così, mentre aspetto che questa legge sullo IUS SOLI venga approvata anche al Senato, mi diletto nel criticarla. Continua a leggere

Spendibilità di una laurea in lingue del 2001, VO

Questo post (un pippone megagalattico) nasce con l’intento di intuire la fine che faremo noi vecchie guardie del VO, lauree quadriennali alle prese con il rompicapo del calcolo dei cfu (cmq orientativamente i nostri corsi annuali ne valgono 12). Le notizie contenute in questo post sono attendibili, un po’ meno i ragionamenti e le relative conclusioni che ne sono stati tratti, per ovvi limiti della mia conoscenza e fantasia. Diciamo che il livello di attendibilità di questo articolo rischia di essere pari a tutto quello che sta circolando sulla #CDCA23. Consideratelo come degli appunti presi al pc, perché quando ti serve, una penna che scrive non la trovi mai. 🙂

Introduzione

Mi presento. Laurea VO del 7/2001, Lingua e Letteratura Portoghese (tedesco triennale), Università La Sapienza di Roma. Continua a leggere

Insegnare italiano ad alunni “immigrati” a Roma

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Ricevo questo contributo da Federica Bianchi, che lo aveva già pubblicato nel giornalino  della scuola dove ha lavorato, l’Istituto Tecnico Commerciale Lucio Lombardo Radice di Roma. Si tratta di una riflessione sul lavoro dell’insegnante di italiano come L2 che mette in risalto sia gli aspetti positivi, sia quelli più controversi. Il titolo originale dell’articolo è “Si può fare”.

Nella nostra classe di italiano quest’anno siamo in quattro: due ragazze cinesi, una rumena, e io, l’insegnante di L2. L’anno scorso eravamo di più, considerando qualcuno che poi ha abbandonato il corso e qualcuno che si è aggiunto alla fine. Una piccola classe multilingue, un microcosmo multietnico, nel quale alunni di lingue e culture diverse si ritrovano una volta a settimana, per imparare a parlare, o a parlare meglio, la lingua italiana e per conoscere l’Italia, Roma, le nostre tradizioni, come celebriamo il Natale e cosa mangiamo la domenica, e perché in italiano “buona fortuna” si può dire anche “In bocca al lupo”.  E per scoprire che spesso tutto il mondo è paese.

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La scuola pubblica secondo P. Calamandrei

Oriele Orlando ci invita a riscoprire la figura di Piero Calamandrei, intellettuale a tutto tondo della prima parte del secolo scorso e padre costituente della nostra Repubblica.

Ringraziamo Oriele per farci tornare alle origini, al perché alcune cose sono come sono e alle ragioni per le quali cambiarle è un grave errore.

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Frantz Fanon

Il Politecnico di Milano farà tutti i corsi in inglese. Io esprimo una valutazione del tutto negativa sul provvedimento. Le mie motivazioni risiedono specificatamente negli effetti psicologici che si annidano in questa scelta: l’alta cultura ingegneristica, architettonica e della progettazione industriale verrà identificata con la lingua straniera. Si instilla nei giovani attraverso un meccanismo subliminale potentissimo (la lingua) la convinzione che certi concetti possano essere espressi solo in un’altra lingua. Vorremmo creare una rassegna stampa sull’argomento che introduce argomenti pro e argomenti contro tale decisione. Vi chiediamo di collaborare a alla composizione di tale rassegna stampa postando dei collegamenti ad articoli che vi sembrino interessanti in merito. Comincio io con il primo.

(QUI)

Ovviamente, oltre agli articoli che vorrete segnalare la vostra opinione personale è la benvenuta.

Niente inglese, siamo in classe.

Oggi parliamo di inglese. Ricordo come si strombazzavano le “tre i”: impresa, internet, inglese, come cardini della scuola del futuro. Era 15 anni fa e ad oggi di impresa non so, ma di internet e inglese nelle scuole proprio non se ne sa molto.

Da Io Donna, inserto del Corriere della sera, un interessante articolo a riguardo firmato da Cristina Lacava. Segnalato da Piroclastico.

Niente inglese, siamo in classe
La lingua straniera alle elementari è stato un flop

The sky is… Coraggio, il colore della tua squadra: b…. Il bambino arranca. Tentiamo con i numeri: dopo l’8, il nulla. Eppure il programma d’inglese dice che a fine quinta si dovrebbero conoscere 300 parole. Qualcosa non va. Vabbè, c’è la scusante Italia: politici locali che organizzano corsi di dialetto a scuola (paga la provincia di Milano) e leader nazionali che parlano “greco antico” ma si fanno scortare dall’interprete. Per Eurobarometro (dati 2008), 6 italiani su 10 non sanno sostenere conversazioni one-to-one. Infine c’è la tradizione del doppiaggio, che impedisce l’ascolto dei film in originale.

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Scuola alternativa

Montessori, Steineriane, libertarie
il boom delle scuole alternative

Un diverso approccio alla didattica. In Italia già 50mila bambini le frequentano, dopo la fuga dalle “tradizionali”. In cerca di un percorso sereno, non di una corsa a ostacoli fra tagli e istituti in crisi di identità.

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